Acqua pubblica: ancora troppi scogli

A quattro mesi dal trionfale risultato referendario, cosa è successo in materia di gestione del servizio idrico? O meglio, perché non è ancora successo nulla?

L'unico esempio di rilievo è quello di Napoli, dove la società per azioni Arin è stata trasformata in ente pubblico ' a cui è stato dato il nome di Abc-acqua bene comune (più chiaro di così!) ' con la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini.

Anche se non mancano in Italia, con esempi pure nel Padovano, esperienze virtuose in cui 'la cura' di questo bene comune è affidata interamente a forze pubbliche, la traduzione in provvedimenti legislativi e in atti amministrativi del referendum è insomma ancora all'inizio. Intanto la manovra finanziaria contiene una norma sulla privatizzazione dei servizi pubblici, che non tocca l'acqua, ma che apre scenari pericolosi. E alcuni membri del governo già auspicano che venga messo in discussione il risultato referendario. Eppure questa è la volontà dei cittadini: quelli che hanno firmato per il referendum ' un milione e 400 mila ' e quelli che il 12 e 13 giugno hanno permesso di raggiungere il quorum. Si può buttare tutto a mare?

 

Se ne parla sul numero di questa settimana della Difesa del popolo, in edicola da sabato.

 

«Il referendum ' scrive il direttore Guglielmo Frezza ' se bene usato, può essere uno strumento prezioso. La sua natura esclusivamente abrogativa, tuttavia, lo rende fatalmente monco. Indica un problema, esprime una tendenza, può cancellare un provvedimento. Ma nella maggior parte dei casi il voto popolare necessita poi di legislatori che sappiano farsi carico dello spirito del quesito per tradurlo in una nuova legge e in provvedimenti amministrativi concreti. Finito l'entusiasmo della scorsa primavera, rimane insomma ancora molto lavoro da fare: anche da parte di quel vasto arcipelago di realtà che si sono fatte promotrici della vittoria referendaria e che devono saper trovare il modo oggi per proseguire lo sforzo culturale di sensibilizzazione».

 

 

CS 200/2011

Padova, 7 ottobre 2011

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