cs 02/21 Cucine economiche popolari: un servizio ai più fragili nel pieno rispetto delle normative anti-Covid

Di seguito una lettera aperta firmata dal presidente della Fondazione Nervo Pasini e dalla direttrice delle Cucine economiche popolari

Sono passati undici mesi dall’inizio di una pandemia che ha stravolto le vite di ciascuno e ancora una volta a rimetterci maggiormente sono le persone più sole, più fragili e più povere a cui non deve mai mancare l’attenzione e la cura. Su questo fronte le Cucine economiche popolari di Padova rappresentano un riferimento fondamentale, tanto più oggi, per le persone che mancano delle risorse per disporre autonomamente del sostentamento quotidiano. Ed è stato ancora più prezioso, nell’attuale emergenza sanitaria, il contributo dei volontari e dei benefattori e la collaborazione con enti e istituzioni del territorio per riuscire a mettere in atto attenzioni e gesti di speranza e di vicinanza in un momento così difficile. A tutti va gratitudine e riconoscenza.

Fin dall’inizio dell’emergenza le Cucine economiche popolari hanno, non solo seguito le disposizioni governative, regionali e comunali in materia di prevenzione, ma si sono anche attrezzate al meglio per offrire un servizio rispettoso delle persone e che garantisse ambienti sicuri.

C’è una certa fierezza nell’affermare che le Cucine sono rimaste chiuse solo un giorno, il 24 febbraio 2020, per poi riattivarsi subito con la distribuzione dei pranzi e dei cestini per la sera, cercando di non far mancare mai almeno un pasto quotidiano ai più disagiati; fino ad arrivare alla riattivazione dell’intero servizio mensa, adeguatamente regolamentato e a riaprire le porte alla generosa disponibilità dei volontari. Contemporaneamente sono state attivate tutte le misure di sicurezza, predisposti i protocolli di comportamento, adeguatamente formato il personale (operatori, suore e volontari), per favorire un servizio serio, confortevole e sicuro.

Dispiace vedere che anche in situazioni di tale gravità, come quella che stiamo vivendo, si alzino ancora voci che cercano di creare allarmismo pretestuoso attorno alle Cucine economiche popolari, denigrandone l’attività e il servizio, fino a stigmatizzare le persone che ad esse ricorrono, come potenzialmente pericolose.

Riteniamo pertanto doveroso segnalare ancora una volta con chiarezza e trasparenza – e sempre disponibili a verifiche dirette – quali sono le attenzioni e i protocolli di sicurezza e prevenzione dal contagio messi in atto in questi mesi.

 

Alle Cucine economiche popolari si entra uno alla volta, solo con mascherina correttamente indossata (in caso di mancanza viene fornita) e la fila all’esterno prevede il distanziamento di almeno un metro con dei segni sul marciapiede. L’accesso è attraverso una doppia porta mobile, tra l’una e l’altra avviene la misurazione della temperatura tramite termoscanner e chiunque accede alle Cucine è provvisto di tesserino di riconoscimento o, se persona nuova, viene registrato e possibilmente si richiede un telefono per qualsiasi necessità, compreso tracciamento nel caso si rendesse necessario. È fatto quindi obbligo di igienizzazione delle mani (all’ingresso e prima di accedere alla sala mensa), si passa poi agli sportelli per ricevere il vassoio e si accede alla sala mensa indossando la mascherina, che si può abbassare solo una volta seduti, giusto il tempo per mangiare. Nella sala mensa, dove vigilano gli operatori, i posti sono stati ridotti da 98 a 40, ogni tavolo prevede due posizioni, distanziate e salvaguardate da plexiglass. Ci si alza solo a pasto completato e con mascherina indossata e poi si esce. Ogni volta che un ospite termina di mangiare il posto (tavolo e sedia) viene sanificato con soluzione alcolica. Gli ambienti sono costantemente arieggiati. Al termine dell’orario di distribuzione dei pasti, tavoli e sedie vengono sanificati con ossigeno attivo, i pannelli plexiglass e tutte le maniglie di porte e finestre con soluzioni alcoliche e le pareti con soluzioni a base di candeggina.

Altrettante attenzioni ci sono per quanto riguarda il personale (operatori, suore e volontari) che sono provvisti di tutti i dispositivi: mascherine ffp2 o chirurgiche e occhiali o visiera a seconda dei compiti, camici monouso, guanti a seconda della mansione. Tutti sono informati e seguono un protocollo di prevenzione.

Anche gli altri servizi delle Cucine hanno subito cambiamenti: distribuzione vestiario (ampliata su quattro giorni per contingentare meglio le persone) e ambulatorio sono su appuntamento e ad accesso limitato; le docce sono state sospese nel periodo invernale.

I protocolli messi in atto dalla struttura delle CEP, dotata di un apposito comitato Covid, e tutte le procedure sono stati verificati dall’ufficio igiene dell’Ulss Euganea. Inoltre in questi mesi è stata richiesta dalle Cucine stesse, per tre volte, una sanificazione completa di tutto lo stabile e gli spazi con perossido di idrogeno per garantire al massimo i locali, anche quando era emersa la positività di ospiti dell’asilo notturno del Torresino.

Tutte misure volte a tutelare quanti prestano servizio in questa struttura e quanti ne usufruiscono. Casi di positività degli operatori ce ne sono stati, come pure delle suore della comunità, e in tal caso si è proceduto come in qualsiasi altra realtà e struttura con quarantene, isolamenti e tracciamenti. Per quanto riguarda la tipologia del servizio è una mensa per i poveri, ossia per quelle persone che altrimenti non avrebbero di che nutrirsi, sono le persone più disagiate in assoluto, tanto che numericamente, con la pandemia gli ospiti sono nettamente diminuiti. Privarle anche di questo servizio o ghettizzarle in altri luoghi (precisiamo che in via della Croce Rossa non c’è più da anni alcuno stabile di proprietà della Curia o della Fondazione Nervo Pasini), sarebbe infierire ulteriormente su quella fascia di popolazione che maggiormente sta soffrendo le conseguenze del Covid-19. La presenza delle Cucine economiche popolari è uno dei segni di carità più preziosi ed è patrimonio dell’intera città di Padova, anche per questo le porte sono aperte a chi voglia conoscerle più da vicino, donare tempo e servizio, o semplicemente verificarne la sicurezza!

don Luca Facco, presidente Fondazione Nervo Pasini

suor Albina Zandonà, direttrice delle Cucine economiche popolari

cs 02/2021

Padova, 9 gennaio 2021

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