Svelata la Cappella del velarium

Dopo un lungo e difficile restauro domenica 18 dicembre alle ore 11.30 verrà presentata al pubblico la Cappella del velarium, ambiente absidato collocato sul lato sud-orientale del Salone dei Vescovi nel Palazzo Vescovile di Padova. Per l'occasione il Museo sarà aperto gratuitamente al pubblico dalle 10 alle 18.

 

I lavori, iniziati nel giugno 2010 e conclusi nell'aprile 2011, sono stati condotti dalla ditta Arlango Restauro e Conservazione Beni Culturali di Vicenza sotto la direzione di Andrea Nante, direttore del Museo diocesano, e di Monica Pregnolato, funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici. L'impegno finanziario, pari a 43.800 euro, è stato interamente sostenuto dal Club Lions Padova Certosa, già impegnato nel recupero del patrimonio storico e artistico diocesano con il restauro del grande altare dei Bonazza e di alcuni dipinti della chiesa dei Servi in Padova.

La cappella, adibita a sala espositiva dall'apertura del museo nel 2000, comunica con il Salone dei Vescovi e si affaccia a est su via Vandelli, sporgendo dalla compatta massa muraria del palazzo in posizione speculare rispetto alla più nota cappella di Santa Maria degli Angeli, affrescata entro il 1495 da Jacopo da Montagnana su incarico del vescovo Pietro Barozzi.

 

Già durante i lavori precedenti all'apertura del museo, alcuni saggi eseguiti sulle pareti della cappella avevano portato alla luce frammenti di decorazione, ma solo dopo dieci anni, grazie al generoso sostegno del Club Lions, è stato possibile dare corso al restauro, con l'obiettivo di ripristinare per quanto possibile nella sua interezza la decorazione di questo spazio.

 

La fase di 'scoprimento' si è rivelata subito molto difficile: infatti ben otto strati di tinteggiature di intonazioni e composizione diverse coprivano il colore originale, peraltro non realizzato a buon fresco ma, almeno in parte, a secco. Tutti i metodi utilizzati di solito per la rimozione di strati simili, vale a dire impacchi chimici e mezzi meccanici, in questo caso davano scarsi risultati e causavano considerevoli perdite del colore originale che veniva 'strappato' insieme alle scialbature più tenaci. Vista la complessità della rimozione si è deciso di testare l'utilizzo della tecnologia laser ablation: grazie ad un'attenta e accurata messa a punto dei corretti parametri di irraggiamento è stato possibile rimuovere mediante l'ablazione fotochimica e fototermica gli strati soprastanti, limitando al massimo le perdite di colore. 

In questo modo è stata recuperata e messa in luce tutta la decorazione della cappella, nascosta da molti secoli. Si tratta di una raffinata decorazione schiettamente rinascimentale, che si stende sulle pareti, sulle volte a crociera e nell'abside, realizzata probabilmente agli inizi del Cinquecento per volere del vescovo Pietro Barozzi. Il suo stemma, oltre che scolpito sull'architrave della porta di ingresso, compare più volte dipinto nel fregio a palmette e girali su fondo rosso, compreso tra due finte modanature architettoniche, che corre lungo le tre pareti e l'emiciclo absidale. Sopra il fregio, dai peducci di imposta delle volte in pietra tenera salgono capitelli fogliacei dipinti, da cui sbocciano candelabre di rosette e palmette che corrono lungo gli spigoli delle vele, a monocromo su fondo ocra, mentre nel catino absidale campeggia una grande conchiglia dipinta, che riecheggia quella in terracotta della cappella 'gemella' di Santa Maria degli Angeli. Ma l'elemento forse più interessante della decorazione è il finto tendaggio dipinto (velarium) che 'pende' dalla modanatura inferiore del fregio lungo tutte le pareti, un tema che si trova già nella pittura romana tardo antica e poi in quella medievale: da questo elemento prende oggi provvisoriamente il nome la cappella.

Al termine di questa fase di scoprimento l'intervento ha previsto le operazioni di consolidamento dell'intonaco e della pellicola pittorica; poi la stuccatura delle lacune e delle numerose tracce che in passato erano state praticate per il passaggio della rete elettrica e idrica; infine la fase di integrazione pittorica con la quale è stato possibile migliorare la presentazione estetica complessiva della decorazione e restituire una leggibilità che era stata profondamente deturpata dalle vicende conservative succedutesi nel tempo.

 

Infine, il Club Lions Padova Certosa ha provveduto anche alla dotazione di un nuovo impianto di illuminazione, che valorizza l'unità e la coerenza decorativa ritrovata con il restauro: i lavori, realizzati da Tecnosystem con i corpi illuminanti di Turnlights di Vicenza, sono stati diretti da Antonio Stevan, autore anche del progetto tecnico.

Il percorso del Museo Diocesano si arricchisce così di nuovo interesse e il complesso monumentale del Palazzo Vescovile recupera un altro pezzo della sua storia rinascimentale.

 
 
CS 271/2011
Padova, 15 dicembre 2011
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