In questi giorni un nuovo 'caso letterario' sembra voler scuotere l'opinione pubblica e fotografare una Chiesa ' e in particolare la Chiesa padovana ' i cui ministri appaiono meri 'funzionari del sacro full time' o persone dalla personalità complessa e non libera, in ragione della loro scelta celibataria. Non entrando nel merito del libro scritto da Federico Bollettin, né sul valore letterario e provocatorio di questo 'romanzo' o sulle scelte personali dell'autore, ciò che dispiace ' e offende il clero padovano e le comunità cristiane ' è la lettura fatta dallo stesso Bollettin, su un quotidiano locale, della situazione della nostra Chiesa in occasione della presentazione del volume 'Bianco e Nera'.
In riferimento ai dati presentati nell'articolo, la Chiesa padovana non nega la presenza di presbiteri che scelgono di non esercitare più il ministero. È un fenomeno che esiste, è sempre esistito, preoccupa, sollecita domande e viene considerato con attenzione. Ma non ha la consistenza, le proporzioni e le motivazioni così sommariamente presentate dall'articolo firmato fa Federico Bollettin e riconfermate in sede di presentazione del libro.
Negli ultimi dieci anni il vescovo di Padova ha ordinato 76 preti, di questi due hanno lasciato il ministero. Nel decennio precedente su 113 preti ordinati le 'uscite' sono state 13. In vent'anni, quindi, su 189 preti ordinati hanno lasciato il ministero 15 persone.
Negli ultimi dieci anni il vescovo di Padova ha ordinato 76 preti, di questi due hanno lasciato il ministero. Nel decennio precedente su 113 preti ordinati le 'uscite' sono state 13. In vent'anni, quindi, su 189 preti ordinati hanno lasciato il ministero 15 persone.
Va sottolineato che le motivazioni sono varie e molto personali, non riconducibili esclusivamente a un'incapacità di vivere il celibato o a questioni legate all'affettività.
Attribuire indistintamente alla scelta celibataria il disagio dei sacerdoti che lasciano il ministero ma anche una sorta di difficoltà diffusa tra i preti è quanto mai superficiale e non rispettoso della scelta che la stragrande maggioranza di preti porta avanti. Certo anche con periodi di fatica; ma nella comprensione del valore profondo che comporta il dono della propria vita a Dio e nel servizio ai fratelli. Una scelta sempre sostenuta dalla fede costantemente alimentata dal rapporto con Gesù Cristo e il Vangelo e nell'amore e nel servizio alla comunità cristiana.
Nella Chiesa latina il celibato rappresenta una scelta di fondo per il prete cattolico, che non si contrappone né viola la piena realizzazione umana della persona del prete stesso.
Attribuire indistintamente alla scelta celibataria il disagio dei sacerdoti che lasciano il ministero ma anche una sorta di difficoltà diffusa tra i preti è quanto mai superficiale e non rispettoso della scelta che la stragrande maggioranza di preti porta avanti. Certo anche con periodi di fatica; ma nella comprensione del valore profondo che comporta il dono della propria vita a Dio e nel servizio ai fratelli. Una scelta sempre sostenuta dalla fede costantemente alimentata dal rapporto con Gesù Cristo e il Vangelo e nell'amore e nel servizio alla comunità cristiana.
Nella Chiesa latina il celibato rappresenta una scelta di fondo per il prete cattolico, che non si contrappone né viola la piena realizzazione umana della persona del prete stesso.
In merito ad altri riferimenti espliciti a persone e fatti riportati dall'articolo di Bollettin, rincresce la mancanza di obiettività nel valutare l'insieme della vita ecclesiale e l'insieme del presbiterio. La Chiesa è una comunità di persone che cerca di vivere gli ideali evangelici, pur consapevole della propria fragilità, del valore del perdono, della correzione fraterna e della possibilità di conversione continua del cuore e della vita.
Per questo non è rispettoso delle persone, della Chiesa, delle comunità e dell'opinione pubblica sollevare sospetti o alludere all'esistenza di situazioni anomale, a volte anche solo in forza di chiacchiere infondate o di sommarie indagini giornalistiche.
Per questo non è rispettoso delle persone, della Chiesa, delle comunità e dell'opinione pubblica sollevare sospetti o alludere all'esistenza di situazioni anomale, a volte anche solo in forza di chiacchiere infondate o di sommarie indagini giornalistiche.
comunicato stampa 187/2008
Padova, 3 novembre 2008
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Padova, 3 novembre 2008