«È bello vedere qui radunati imprenditori, maestranze e lavoratori, cittadini di questi territori, cristiani delle parrocchie circostanti, responsabili della cosa pubblica, rappresentanti di categorie imprenditoriali e di sindacati, associazioni di ispirazione cristiana, e anche coloro che sono stati feriti dal lavoro. Ed è bello che questo momento di preghiera sia stato preparato insieme da tutti».
Così il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha salutato i numerosi partecipanti alla Veglia diocesana per il Lavoro, svoltasi oggi, mercoledì 2 maggio, dal titolo Libero, creativo, partecipativo, solidale: il lavoro che vogliamo, ricordando che l’appuntamento quest’anno ha coinvolto tutte le associazioni di categoria e i sindacati. La Veglia ha visto anche la presenza straordinaria di mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, e impegnato in prima persona nelle vicende che riguardano l’Ilva di Taranto.
Per la prima volta la Veglia diocesana per il lavoro è stata ospitata in un’azienda del territorio – le Officine Facco & C. di Campo San Martino in provincia di Padova – al cui presidente, Massimo Finco è andato il saluto e il ringraziamento del vescovo proprio per aver aperto le porte dell’azienda per questo «segno forte, di unità tra la fede e la vita, tra la preghiera e il lavoro, tra il nostro essere cittadini e il nostro esser cittadini e lavoratori».
Da parte sua Massimo Finco, nel saluto di benvenuto, si è detto onorato di questa presenza: «Porgo il mio benvenuto a tutti e ringrazio la Diocesi di aver scelto questo capannone per uscire dalle mura della chiesa. Anzi questa è Chiesa oggi e noi tutti siamo orgogliosi di esserne protagonisti. Mai come in questo momento il mondo sta cambiando e valori come dignità ed etica del lavoro, solidarietà, libertà di pensiero, dovrebbero essere valori difesi e rincorsi davvero da tutti e assieme, imprenditori, sindacati, istituzioni, Chiesa».
Pregare per il lavoro in un luogo di lavoro è diventato anche un auspicio per il futuro: «Mi piacerebbe – ha sottolineato il vescovo Cipolla – che questa fosse la prima tappa di un viaggio da compiere nei prossimi anni in tanti altri luoghi di lavoro» perché «i nostri luoghi di lavoro sono “terre sacre”, da proteggere rispetto a tutto ciò che le profana: ingiustizia, pigrizia, violenza, disonestà, inequità, furbizia, pressapochismo, sufficienza, precarietà, appiattimento, spersonalizzazione, avidità, arrivismo, competizione cattiva, insicurezza e pericolo per la vita».
La riflessione del vescovo si è poi concentrata su tre tratti essenziali «che sono in grado di scalfire la “durezza” del lavoro, facendo emergere i suoi tratti più pienamente umani». Tratti su cui anche la Chiesa e, nello specifico territoriale, la Chiesa di Padova hanno preso impegni precisi.
In primo luogo il vescovo ha ricordato che «Il lavoro è umano quando è alternato al riposo e alla festa», perché «C’è una bellezza nel lavoro che risalta nella festa, e per i credenti, nella lode a Dio per i frutti del lavoro. Un tempo ritmato tra lavoro e festa, è un tempo pienamente umano, ed è più umano quel lavoro che si adatta al tempo ritmato dalla festa e dalla lode». Purtroppo ha sottolineato il vescovo: «Il progressivo abbandono di questo ritmo oggi in alcuni settori non è un progresso nella civiltà, ma una regressione. La Chiesa di Padova, insieme con tutta la Chiesa italiana sosterrà sempre ogni iniziativa, anche legislativa, volta a regolamentare il ritmo del lavoro e della festa per più categorie possibili».
In secondo luogo: «Il lavoro è umano e meno duro quando è fatto insieme». E se oggi la dimensione comunitaria sembra “smarrita” e sono cambiate le forme organizzative il vescovo ha invitato a non «perdere il valore della solidarietà nel lavoro, e il senso che il lavoro è un’opera comune», sottolineando anche il grande valore delle associazioni sindacali e di categoria nel far «percepire che il lavoro è un fatto collettivo» Ma ha anche ricordato che la Chiesa in alcune situazioni prende chiara posizione (mons. Cipolla si è recentemente espresso sulla vicenda Pfas che coinvolge il Montagnanese e mons. Santoro è in prima linea sulle vicende dell’Ilva di Taranto, ndr): «A noi pare che oggi il grido che si leva dalla terra inquinata e dalle popolazioni che ne subiscono le conseguenze chieda di essere sostenuto, non contro qualcuno, ma per uno sviluppo migliore, per un lavoro più rispettoso dell’ecologia integrale».
Una terza traccia di riflessione rilevata dal vescovo di Padova riguarda il “prodotto”: «Il lavoro è umano e meno duro quando produce valore per molti, e quando chi lo compie ha la percezione che sta producendo valore per sé e per gli altri, e non si sente sfruttato per il vantaggio di qualcuno. Produrre valore significa coniugare obiettivi economici e finalità sociali». Non va smarrita la dimensione delle piccole e medie imprese, tipiche del territorio veneto, ha ricordato mons. Cipolla, una dimensione che va possibilmente potenziata, riconosciuta e premiata dalla regolamentazione pubblica.
Come Chiesa «forse possiamo contribuire a raccontare la buona impresa che produce valore». In particolare «Per i giovani è importantissimo imparare a riconoscere il lavoro e le imprese buone, perché non diventino ostaggi di chi vuole sfruttarli, con lavori sempre meno dignitosi. Oso dire – ha concluso il vescovo di Padova – che una buona impresa è una “buona notizia” per tutti… e per questo va raccontata anche dalla Chiesa, un po’ come il Vangelo, che in fondo è pieno di racconti di lavoro».
L’intervento del vescovo Claudio ha concluso la Veglia diocesana del lavoro che si è articolata sui quattro “aggettivi” del lavoro che vorremmo – libero, creativo, partecipativo, solidale – citati da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (n. 192) – proponendo momenti di preghiera e riflessione anche attraverso diversi linguaggi: musica, immagine e danza con la partecipazione straordinaria di suor Anna Nobili, la suora operaia soprannominata anche “la ballerina del Signore”.
CS 127/2018
Padova, 2 maggio 2018