Colli Euganei. Cave chiuse, ma il Parco non c’è

Un Parco senza guida, e senza certezze sul suo futuro. Da quando è giunto a scadenza il mandato di Chiara Matteazzi, il Parco Colli Euganei attraversa un lungo periodo di stallo. Il nuovo presidente Simone Borile, eletto a luglio, dopo poco più di un mese ha rassegnato le dimissioni stante l'impossibilità di assolvere all'incarico per motivi «personali e professionali». Nel frattempo è scaduto anche il mandato del direttore, Nicola Modica: servirebbe un concorso per sostituirlo, ma la Regione Veneto ha già fatto sapere che non ci sono soldi. Il prossimo primo dicembre, intanto, è convocato il consiglio: forse si sostituirà Borile, ma sul futuro dell'Ente è ancora buio pesto.

Una situazione paradossale, tanto più amara se si pensa che proprio in questi giorni il territorio euganeo ricorda i 40 anni della legge 1097 che pose fine alle escavazioni selvagge sui Colli. Un provvedimento, quello promosso dagli onorevoli Romanato e Fracanzani dopo una lunga campagna di stampa animata tra gli altri da Paolo Monelli sul Corriere della Sera, che pose le premesse per una nuova stagione di sviluppo e valorizzazione di un territorio unico. Eppure, a quarant'anni di distanza, il percorso è ancora lungi dall'essere concluso, come dimostrano sia la paralisi del Parco sia la lunga vicenda giudiziaria legata ai progetti di espansione dei cementifici che ancora insistono nell'area oggi vincolata.

 

Il futuro del Parco, e il ricordo di quelle giornate del 1971, sono al centro di un approfondito servizio che il settimanale diocesano La Difesa del popolo propone ai suoi lettori domenica 27 novembre. Tra i contributi, gli interventi dell'onorevole Carlo Fracanzani ' che della legge fu uno dei due promotori ' e del giornalista Francesco Jori, che ricorda la nascita di una nuova cultura ambientalista tra i giovani e le proteste animate dai lavoratori delle cave. Un confronto non meno acceso di quello che ancora oggi divide fautori e detrattori del revamping Italcementi, su cui a gennaio è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato.

 

 

CS 251/2011

Padova, 24 novembre 2011

 

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