MEDITERRANEO REQUIEM
Un successo di pubblico e di emozioni per il Requiem in re minore op. 48 di Gabriel Fauré in memoria delle vittime del mare
Standing ovation e minuti ininterrotti di applausi… Mediterraneo Requiem, il Requiem in re minore op. 48 di Gabriel Fauré dedicato alle vittime del mare e proposto nel Duomo Vecchio di Monselice, ieri sera (lunedì 29 luglio) grazie alla collaborazione tra il Vicariato di Monselice e il Comitato nazionale delle Fondazioni lirico-sinfoniche, è stato un vero successo di pubblico e d’intenti.
La pieve di Santa Giustina (Duomo Vecchio) era strapiena di gente, moltissimi provenienti da fuori Monselice. Intensa l’emozione delle letture interpretate da Francesca Veneri su testi selezionati da Davide Livermore (il regista che ha aperto l’ultima stagione della Scala di Milano): un florilegio di lettere, narrativa, poesia dedicati alla realtà dei migranti, storie di paura, di tortura, di fuga, di ricerca di pace e serenità, storie di emancipazione e gridi di umanità…
E poi tutta la passione del Requiem di Fauré, che ha abitato il Duomo Vecchio, grazie alla disponibilità gratuita di oltre sessanta artisti dei maggiori teatri italiani. Il Comitato nazionale delle Fondazioni lirico-sinfoniche vede, infatti, riuniti professionisti provenienti da: Regio di Torino, Carlo Felice di Genova, Scala di Milano, Arena di Verona, Fenice di Venezia, Verdi di Trieste, Maggio Fiorentino Musicale, Comunale di Bologna, Lirico di Cagliari, Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Petruzzelli di Bari, Massimo di Palermo, Bellini di Catania.
La serata, diretta da Ambrogio De Palma, con Cristiano Zanellato al pianoforte e la partecipazione solistica della soprano Rosanna Lo Greco e del baritono Alberto Gazale è stato un modo per ricordare, pregare e riflettere sulla tragedia dei tanti migranti morti in mare.
Una proposta che ha visto il saluto, il plauso e il ringraziamento del vescovo mons. Claudio Cipolla e di tutta la Chiesa di Padova, come ha sottolineato il vicario episcopale per il territorio, don Marco Cagol che ha presenziato alla serata a nome del vescovo, in questi giorni impegnato fuori Diocesi. «È con grande piacere che prendo la parola all’inizio di questa serata straordinaria – ha esordito il vicario episcopale – per la quale desidero esprimere la profonda gratitudine al Vicariato di Monselice, e al vicario foraneo mons. Sandro Panizzolo, per essersi fortemente impegnato a portare qui a Monselice, nel Padovano, Mediterraneo Requiem. E ringrazio il Comitato Nazionale delle Fondazioni lirico-sinfoniche che ha dato vita a questo momento di riflessione, per aver accettato di realizzarlo anche qui. Vi porto il saluto e il ringraziamento del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, e di tutta la Chiesa di Padova. Il vescovo e tutti noi sentiamo che questa iniziativa interpreta in modo originale e profondo i sentimenti che in questo tempo risuonano nei cuori di tantissimi, credenti e non credenti».
«Non molti giorni fa il vescovo – ha ricordato don Cagol – in occasione della Festa di San Benedetto, ha rivolto un messaggio alle comunità cristiane, nel quale sollecitava le comunità e la Chiesa di Padova a offrire il proprio “contributo a sostegno dei vari popoli e per rinnovare lo sviluppo sociale, a trasformare gli assetti di ingiustizia e inequità e a promuovere un’azione di pace comune”. Come Chiesa, come cristiani, come uomini e donne di buona volontà siamo convinti che il Mediterraneo non deve essere mare di morte, ma “frontiera di pace”. Sentiamo dunque una grande sintonia con l’evento di questa sera».
Un Requiem per i morti del Mar Mediterraneo, non ultimi i 150 dei giorni scorsi, è oggi «un gesto di grandissima potenza simbolica» ha sottolineato il vicario episcopale, oltre a essere preghiera.
«Quelli che muoiono in mare sono persone, figli di Dio, fratelli e sorelle in umanità: dato che non siamo capaci di impedire queste morti; dato che di fronte a esse a volte non siamo nemmeno capaci di protestare con la voce; dato che a volte, nel nostro conversare quotidiano magari nascondiamo il nostro vero pensiero e sentimento di solidarietà e pietà, perché abbiamo paura del pensiero dominante; dato che ci sentiamo impotenti e che assistiamo a qualcosa di più grande di noi… almeno non venga meno la libertà e il coraggio di pregare per questi fratelli che muoiono. Pregare Dio per i vivi e i morti è una delle opere di misericordia spirituale. Le altre opere di misericordia spirituale e quelle di misericordia corporale (tra cui c’è anche quella di seppellire i morti… e quanti morti nel Mediterraneo sono rimasti senza sepoltura!) sono i mattoni su cui si fonda la nostra civiltà e la nostra cultura. Questa serata sia l’occasione per ricordarle ai noi stessi. Noi qui stasera poniamo dunque un atto profondamente cristiano… e profondamente umano. Un atto di pietà espresso con il linguaggio della musica e del canto, e della parola».
E, infine, un grazie particolare è andato a quanti hanno permesso la realizzazione della serata e agli artisti per la sensibilità e il dono della loro arte.
Padova, 30 luglio 2019
CS 145/2019