Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, in occasione della XXIX Giornata mondiale del malato oggi, giovedì 11 febbraio, è stato in visita ai reparti di oncoematologia pediatrica e di ematologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, invitato dalla sezione padovana dell’Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma).
Una visita ricca di incontri e intensa, in particolare con i – sempre tanti – piccoli pazienti di oncoematologia, nei cui occhi il vescovo ha visto tristezza ma anche tanta speranza e vitalità.
«Quest’anno ho celebrato questa giornata mondiale del malato in modo diverso – ha commentato il vescovo – accanto agli ammalati, incontrando i bambini ammalati in oncoematologia pediatrica e sono molto contento perché mi sembra di aver trasportato il santuario da un ambiente religioso alla vita, ed è qui che dobbiamo saper andare con il Vangelo: non possiamo mai separare la nostra fede dalla vita. Lo spazio migliore per parlare del Vangelo è proprio all’interno di tutte le dinamiche della vita, comprese quelle della malattia, della morte, della sofferenza, delle difficoltà delle famiglie… Oggi negli occhi di questi bambini, ma anche dei loro genitori, dei molti volontari che dedicano tempo e cura a queste realtà, e di tutto il personale medico e sanitario, ho visto sì tristezza per la sofferenza, ma anche tanta, tanta speranza. E ho incontrato molte realtà di bene, come quella dell’Ail».
«Noi dobbiamo servire la persona – ha sottolineato il vescovo Cipolla – specie quando è fragile; dobbiamo servire l’uomo in tutto quello che facciamo e portare la speranza, quella speranza che ci ricorda che il Padre eterno ci è accanto e ci accompagna anche quando non ce ne accorgiamo. Tanto più ora, in questo tempo di Covid, in cui rischiamo di essere più scoraggiati abbiamo bisogno di un sostegno che non sia soltanto materiale, ma che ci viene dall’Alto».
L’occasione della visita a questi reparti ospedalieri e dell’incontro con il mondo del volontariato dell’Ail è stata anche l’occasione per il vescovo Claudio di sottolineare l’attenzione della Chiesa nei confronti della vita in tutte le sue fasi, la centralità della cura alla persona prima di tutto e quindi l’importanza delle relazioni.
Una presenza, quella del vescovo tra i malati, per incoraggiare a un “contagio di bene”, trasformando un termine – il contagio, appunto – così faticoso in questa epoca.
cs 20/2021
Padova, 11 febbraio 2021