Una piccola chiesa, il santuario mariano di Terrassa Padovana, per un giorno è stata «come una cattedrale in mezzo alle nostre campagne, nella prossimità con chi è lontano dal centro, in luoghi che si spopolano». Con queste parole il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha esordito nell’omelia della celebrazione che ha accompagnato l’apertura della Porta della Misericordia, nell’unico santuario della Diocesi di Padova dedicato alla Beata Vergine della Misericordia. Una chiesa piccola, sul ciglio di una strada, immersa nella campagna padovana, tra Bovolenta e Conselve. Ma uno scrigno d’arte e di devozione, meta di pellegrinaggi durante l’anno e in particolare nelle feste mariane. Qui la storia porta indietro nel tempo, si aggancia alla tradizione di un miracolo, all’apparizione della Vergine e alla richiesta di edificare un santuario. Qui vengono da molte parti, soprattutto per invocare salute e il vescovo Claudio Cipolla ha scelto la Giornata mondiale del malato come momento di apertura della Porta della Misericordia, la terza dopo quella della Cattedrale e della Cappella del Carcere Due Palazzi.
Migliaia le persone accorse, stracolmo il piazzale e il parcheggio, la chiesa gremita all’inverosimile. Numerose le persone disabili e malate presenti, molti gli anziani.
Questa piccola chiesa – cattedrale per un giorno – è segno evocativo che rimanda alla misericordia di Dio ha ricordato il vescovo Claudio, delineando i tratti che nella Vergine rimandano al volto della Misericordia di Dio.
Nel Vangelo che narra Maria in viaggio verso la cugina Elisabetta, il vescovo sottolinea tre elementi che raccontano cos’è misericordia: il mettersi in viaggio di Maria, segno del cambiamento, della decisione di mettersi in cammino; l’attraversare la città – luogo del rumore, della gente, per raggiungere le montagne, dove regna silenzio, bellezza e solitudine; il forte desiderio di relazione nel voler incontrare la cugina Elisabetta, che traccia quel volto della misericordia di Dio, che chiede incontri profondi, reali, veri, che coinvolgono visceralmente. Infine, Maria è la donna che sa dire grazie, che sa orientare quanto vede e vive alla sua origine, cioè a Dio. «Maria ci insegna a saper ricondurre il nostro impegno e le nostre decisioni a Dio».
«Questa donna è immagine delle nostre comunità cristiane, invitate a contrastare il male, ad attraversare “città” e raggiungere montagne. Maria che si mette in viaggio è l’immagine delle comunità cristiane che sanno trasformarsi, che sanno vincere ogni forma di resistenza». E ha concluso il vescovo «Maria è regina e madre in quanto genera comunità e le nostre comunità sono mature proprio quando non abbandonano i malati, i poveri, gli esuli». Infine un’ultima parola il vescovo Claudio l’ha voluta dedicare alla creatività di Dio: «Dio è un artista, ogni sua opera è diversa a seconda delle circostanze e Dio sta modellando tutti noi». «L’opera dello Spirito Santo è capace di creatività» ha sottolineato il vescovo, spronando tutti a diventare «artisti di una nuova stagione di misericordia».
cs 29/2016
Padova, 11 febbraio 2016
Migliaia le persone accorse, stracolmo il piazzale e il parcheggio, la chiesa gremita all’inverosimile. Numerose le persone disabili e malate presenti, molti gli anziani.
Questa piccola chiesa – cattedrale per un giorno – è segno evocativo che rimanda alla misericordia di Dio ha ricordato il vescovo Claudio, delineando i tratti che nella Vergine rimandano al volto della Misericordia di Dio.
Nel Vangelo che narra Maria in viaggio verso la cugina Elisabetta, il vescovo sottolinea tre elementi che raccontano cos’è misericordia: il mettersi in viaggio di Maria, segno del cambiamento, della decisione di mettersi in cammino; l’attraversare la città – luogo del rumore, della gente, per raggiungere le montagne, dove regna silenzio, bellezza e solitudine; il forte desiderio di relazione nel voler incontrare la cugina Elisabetta, che traccia quel volto della misericordia di Dio, che chiede incontri profondi, reali, veri, che coinvolgono visceralmente. Infine, Maria è la donna che sa dire grazie, che sa orientare quanto vede e vive alla sua origine, cioè a Dio. «Maria ci insegna a saper ricondurre il nostro impegno e le nostre decisioni a Dio».
«Questa donna è immagine delle nostre comunità cristiane, invitate a contrastare il male, ad attraversare “città” e raggiungere montagne. Maria che si mette in viaggio è l’immagine delle comunità cristiane che sanno trasformarsi, che sanno vincere ogni forma di resistenza». E ha concluso il vescovo «Maria è regina e madre in quanto genera comunità e le nostre comunità sono mature proprio quando non abbandonano i malati, i poveri, gli esuli». Infine un’ultima parola il vescovo Claudio l’ha voluta dedicare alla creatività di Dio: «Dio è un artista, ogni sua opera è diversa a seconda delle circostanze e Dio sta modellando tutti noi». «L’opera dello Spirito Santo è capace di creatività» ha sottolineato il vescovo, spronando tutti a diventare «artisti di una nuova stagione di misericordia».
cs 29/2016
Padova, 11 febbraio 2016
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