cs 38_20 A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento DA DONATELLO A RICCIO

Padova, Museo Diocesano, 15 febbraio – 2 giugno 2020

Dopo il “blocco forzato” per l’emergenza Coronavirus riapre la mostra al Museo Diocesano di Padova. Tra le novità scientifiche emerse dalla campagna di ricerca, l’importanza di Giovanni de Fondulis, artista cremasco che a Padova, nella seconda metà del Quattrocento, diede vita a una straordinaria bottega d’arte.

Anche la mostra A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio, temporaneamente chiusa per le ordinanze ministeriali dovute all’emergenza Coronavirus (Covid-19), riapre al pubblico da oggi martedì 3 marzo 2020, seguendo le disposizioni contenute nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020, che prevede di evitare gli assembramenti, garantendo alle persone la possibilità di «rispettare la distanza tra loro di almeno un metro».

A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio, aperta lo scorso 15 febbraio, ha fin da subito riscosso un ampio consenso di pubblico e interesse da parte dei cultori e studiosi dell’arte, sia per la particolarità delle sculture esposte sia per la significativa e seria campagna di ricerca, studio e restauro di alcune opere, che l’ha preceduta e che ha portato interessanti novità. In particolare è emerso con evidenza il ruolo centrale di un plasticatore di origine cremasca, Giovanni de Fondulis, a cui sono state attribuite definitivamente alcune terrecotte del territorio diocesano, e la vivacità della sua bottega padovana.

Come evidenzia, infatti, Carlo Cavalli, conservatore del Museo Diocesano di Padova, «Negli ultimi anni gli studi sulla scultura padovana del Rinascimento hanno progressivamente messo a fuoco la figura di Giovanni de Fondulis, artista cremasco che giunge a Padova alla fine degli anni sessanta del Quattrocento ed è a capo di una bottega operosa per oltre un ventennio. A lui Davide Civettini, giovane studioso dell’Università di Trento, ha attribuito sulla rivista specialistica Arte Veneta la Madonna di Pozzonovo, esposta in mostra e oggetto di restauro nell’ambito di Mi sta a cuore: l’intervento, liberando la scultura dalle ridipinture più tarde, ha confermato l’attribuzione a de Fondulis. Sullo stesso numero di Arte Veneta Marco Scansani, dottorato alla Normale di Pisa con una tesi proprio su Giovanni de Fondulis, ha attribuito all’artista cremasco il San Pietro martire di Calvene (Vi) e la Pietà di Prozzolo (Pd), esposta in mostra. Queste sono attribuzioni recenti, che i restauri confermano e la mostra valorizza consentendo un’osservazione ravvicinata delle opere».

«Durante la lunga preparazione della mostra – continua Cavalli – nuove scoperte si sono aggiunte: la Madonna del monastero della Visitazione, dopo la rimozione delle integrazioni ottocentesche e delle pesanti ridipinture, si è rivelata un capolavoro della tarda attività di Giovanni de Fondulis, come pure la Madonna col Bambino in trono dell’Istituto delle Suore Maestre Dorotee in Padova, e un’altra Madonna in un oratorio privato a San Giorgio delle Pertiche. Le prime due sono esposte in mostra, a conferma del ruolo di assoluto prim’ordine giocato dal plasticatore cremasco nel panorama della scultura in terracotta padovana del Rinascimento.

Scoperta quasi dell’ultimo momento, il San Rocco del capitello di via Augusta a Cadoneghe è uscito sempre dalla bottega di Giovanni de Fondulis: lo abbiamo voluto esporre anche se visibilmente ridipinto, auspicando che un restauro possa restituirne la raffinata descrizione dei lineamenti, della barba e delle vesti. Ad Antonio Antico, artista di cui si sa ancora poco, ma imparentato con Giovanni de Fondulis e probabilmente attivo inizialmente nella sua bottega, è stato attribuito il busto di San Bellino della chiesa di San Pietro, esposto in mostra: opera di grande qualità ritrattistica, in origine una figura intera collocata sopra uno degli altari della chiesa, fu poi vittima delle pesanti trasformazioni ottocentesche.

Contrariamente a quel che si può pensare, non tutto è andato distrutto: le nostre chiese conservano ancora immagini antiche, sotto la coltre protettiva di una secolare devozione (e abbondanti strati di ridipintura). Ad esempio a Vigonovo, dove la Vergine col Bambino sopra uno degli altari laterali è probabile opera di Giovanni de Fondulis, o la Madonna col Bambino in trono di Vigodarzere, vicina alle opere che sono state attribuite alla giovinezza di Andrea Briosco, detto il Riccio. E altre ancora ve ne sono nel territorio, specialmente nella campagna a nord di Padova e tra Padova e Vicenza, di qualità meno alta ma comunque testimonianza di un momento straordinario dell’arte padovana e della storia delle nostre comunità, che attraverso la mostra abbiamo voluto raccontare».

Un altro interessante risultato del lavoro di studio e ricerca che ha accompagnato la mostra e che ha visto la partecipazione di studiosi di calibro internazionale, è la nuova attribuzione a Pietro Lombardo, da parte di Francesco Caglioti, della Madonna proveniente dal Museo del Bargello, precedentemente attribuita a Antonio di Chellino.

Scoperte ma anche restauri, finanziati in modo originale, partecipativo, come ricorda il direttore del Museo Diocesano Andrea Nante: «La mostra è il momento conclusivo di un progetto durato oltre due anni, durante il quale, con il sostegno della campagna Mi sta a cuore, sono state restaurate quattro opere del territorio diocesano, ora inserite nel percorso espositivo (escluso il Compianto di San Pietro, che sarà possibile visitare in loco, negli orari che presto saranno comunicati). Oltre che operazioni di recupero e valorizzazione, i restauri sono importante occasione di studio e conoscenza delle opere, uno studio che durante tutto il periodo del progetto si è allargato, per quanto possibile, all’intero patrimonio diocesano di terrecotte rinascimentali, con l’apporto fondamentale del lavoro di specialisti e di giovani studiosi. Il catalogo scientifico raccoglie gli esiti di questa ricerca storico artistica, e la mostra li rende visibili, facendo parlare direttamente le opere».

La mostra A nostra immagine. Sculture in terracotta del Rinascimento DA DONATELLO A RICCIO è promossa e organizzata dal Museo diocesano di Padova e dall’Ufficio diocesano Beni culturali, con la collaborazione dell’Università di Padova – CIBA Centro per i beni culturali, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso e ha il patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.

La realizzazione è stata possibile grazie al contributo speciale di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e ai contributi di Camera di Commercio di Padova, Fondazione Alberto Peruzzo, Fondazione Antonveneta, Ravagnan, Sirman, Confartigianato, dell’8per mille della Chiesa cattolica e di numerosi altri sostenitori.

La mostra sarà aperta fino a martedì 2 giugno 2020, con il seguente orario:

da martedì a venerdì 10.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00

sabato, domenica e festivi 10.00 – 13.00 e 14.00 – 19.00

Informazioni e prenotazioni:

Museo Diocesano Padova

piazza Duomo 12

Tel. 049 8226159 www.museodiocesanopadova.it

Biglietti: 8 euro intero; 6 euro ridotto

Ufficio Stampa:

Studio ESSECI, Sergio Campagnolo

tel. 049 663499 gestione3@studioesseci.net (Roberta Barbaro)

Diocesi di Padova, Ufficio Stampa, Sara Melchiori

tel. 049 8771757 ufficiostampa@diocesipadova.it

 

Padova, 3 marzo 2020

COMUNICATO STAMPA 38/2020

 

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