In riferimento alla pubblicazione, sul Gazzettino di Padova di oggi, mercoledì 15 aprile 2020 a pagina XI, di un articolo che riporta la notizia di un esposto per violazione dei decreti in tema di prevenzione Covid-19, inviato dai condomini dei civici 13-15 di via Tommaseo e Torre Belvedere (antistanti le Cucine economiche popolari) alle autorità competenti e per conoscenza alla Presidenza del consiglio dei ministri, al sindaco e al vescovo di Padova, la Diocesi di Padova e la Fondazione Nervo Pasini, che gestisce le Cucine economiche popolari, precisano che la lettera ricevuta in data 8 aprile 2020, è stata seriamente presa in considerazione nello spirito, da sempre perseguito, di facilitare un clima sereno attorno alla realtà delle Cucine economiche popolari, e c’è stata una risposta (spedita il 14 aprile) con la disponibilità anche a un incontro con i condomini o i loro rappresentanti, nello spirito del dialogo e della ricerca di soluzioni che non penalizzino le fasce più fragili della popolazione, ulteriormente colpite dall’emergenza sanitaria.
Nella lettera di risposta si precisano alcuni aspetti, si correggono delle evidenti non verità (come l’ipotesi che esista già da tempo uno spazio predisposto e inaugurato addirittura dal vescovo Mattiazzo, dove spostare le cucine, o la non ottemperanza alle disposizioni di legge dovute all’emergenza sanitaria o, ancora, una ricostruzione non corretta della cronologia degli avvenimenti) e si illustrano nel dettaglio quanto le «Cucine popolari hanno fatto lungo questo periodo proprio per ottemperare a tutte le normative che via via venivano emanate per fronteggiare la pandemia di Covid-19».
A questo proposito viene precisato che: l’attività delle cucine è del tutto rispettosa delle regole imposte dall’autorità sanitaria, rientra a pieno titolo nei servizi di “pubblica utilità” ammessi dai DPCM successivamente emanati, e i responsabili sono in costante contatto con la Prefettura e l’Amministrazione comunale per verificare l’adeguatezza delle misure adottate, che sono:
- riduzione dell’orario dell’accesso (si accede solo all’ora stabilita per il pranzo; prima accedono solo coloro che devono recarsi alle docce, ed entrano in tre alla volta);
- regolazione dell’accesso mediante fila con distanza di un metro tra una persona e l’altra (distanza portata a due metri, come da ultime disposizioni regionali successive al dialogo epistolare), sempre monitorata dalla direttrice e dagli operatori;
- lavaggio delle mani con sanificanti all’ingresso;
- consegna della mascherina a tutti gli ospiti;
- accesso agli sportelli regolato secondo la regola del metro;
- riduzione dei posti nella sala mensa da 98 a 38 posti, per permettere sui tavoli il distanziamento necessario tra le persone
- riduzione della disponibilità al servizio docce;
- iniziale sospensione del servizio medico;
- sospensione del servizio guardaroba;
- fornitura a tutti gli operatori dei DPI necessari per la loro tutela sanitaria.
Viene inoltre precisato che essendo chiusi gli ambulatori di via Scrovegni, diverse persone vengono inviate presso il Servizio medico delle Cucine, che è stato parzialmente riaperto e che dunque, a tutti gli effetti, oggi svolge un servizio di “pubblica utilità”.
Rimane sicuramente un problema di convivenza con alcuni soggetti problematici e molesti che frequentano la zona, indipendentemente dagli orari di apertura delle Cucine, e che creano disagio agli stessi frequentatori della mensa: «Le Cucine popolari e i suo ospiti – si legge nella missiva di risposta firmata da don Marco Cagol, vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio e don Luca Facco, presidente della Fondazione Nervo Pasini – subiscono le conseguenze di queste problematiche: la stragrande maggioranza delle persone che vi accedono sono poveri che hanno realmente bisogno di aiuto, sono persone fragili, ed esse stesse sono infastidite dalla presenza di situazioni non tranquille. Non è giusto additare le persone fragili come la fonte del degrado, ed esse stesse desiderano non esserne vittime».
Attualmente accedono alle Cucine economiche popolari, in una fascia oraria molto limitata (11.30-13.30), una media di 170 persone a pranzo, circa la metà usufruisce anche del sacchetto consegnato nello stesso orario per la cena. Le Cucine economiche popolari per queste persone, che le raggiungono solo per il tempo del pranzo, sono l’unica possibilità per poter avere un pasto completo quotidiano. Inoltre le Cucine provvedono a preparare 70 pasti e 70 cene per quanti sono ospitati nell’asilo notturno comunale del Torresino e altri sei pasti sono destinati agli ospiti dell’appartamento gestito dall’associazione Elisabetta d’Ungheria.
CS 59/2020
Padova, 15 aprile 2020