Cucine economiche popolari

Per l'ennesima volta, e a 'cadenza precisa', tornano sulle pagine della stampa locale proteste e illazioni del Comitato De Gasperi che mirano a denigrare l'attività delle Cucine Economiche Popolari di via Tommaseo a Padova. Un atto denigratorio e offensivo non solo nei confronti delle persone più sfortunate e disagiate, ma anche di quanti ' lavoratori, volontari, suore, benefattori ed enti privati ' si prodigano quotidianamente in questo servizio di assistenza, aiuto, vicinanza, solidarietà e carità.
Il Comitato chiede chiarezza e trasparenza. La Diocesi e l'amministrazione delle Cucine Economiche Popolari rispondono, con chiarezza e trasparenza, non al comitato (i cui membri e rappresentanti sono stati più volte invitati a 'entrare' alle Cucine per verificarne la reale situazione) ma ai cittadini di Padova, perché non siano sviati da informazioni deformate e strumentali. Con una premessa che non va dimenticata: il 'cosiddetto' degrado della zona in questione non è determinato dalla presenza delle Cucine Economiche Popolari, che hanno ben precisi orari di apertura e al cui interno c'è un continuo controllo, ma dalla vicinanza della stazione ferroviaria, che in moltissime città di notevoli dimensioni rappresenta un punto di ritrovo e di concentrazione di svariate situazioni di disagio ed emarginazione. Ne consegue che la regolazione e il controllo di ciò che avviene nell'area limitrofa alla stazione è compito delle forze dell'ordine, come per tutte le altre aree pubbliche della città.
Le Cucine Economiche Popolari sono un segno e un'attenzione della Chiesa padovana ai più poveri e sfortunati, italiani e stranieri; attuazione di quella carità che è basilare per la realizzazione del bene comune che ' ricordiamo ' è bene di tutti e di ciascuno; ma sono anche un servizio che comprende in sé numerose forme di aiuto e di assistenza (oltre ai pasti, dispongono di un servizio docce aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle 11, un segretariato sociale, un centro di distribuzione di vestiario e un centro di igiene e salute per eventuali emergenze').
I dipendenti sono 12 (un tempo erano 5, coadiuvati da 8 obiettori di coscienza in servizio civile, ma non essendo più possibile disporre di quest'ultime presenze, sono state necessarie altre 7 assunzioni) che distribuiscono il loro lavoro in due turni di 6 ore e mezzo ciascuno (dalle 8 alle 14.30 e dalle 13.30 alle 20). I dipendenti si occupano di tutta la struttura che, oltre alla cucina e alla mensa, comprende un centro diurno di pronta accoglienza con servizi vari alle persone senza fissa dimora: servizi per l'igiene (docce, guardaroba') per la salute, servizi vari di segretariato sociale (ascolto, informazione, orientamento, sostegno, compilazione di pratiche varie su richiesta ecc.); a tutto questo si aggiungono la manutenzione e la pulizia degli ambienti ecc. Provvidenzialmente la struttura può anche contare sulla disponibilità di un consistente numero di volontari che si turnano e dedicano ore del loro tempo in gratuità per aiutare persone che vivono veri drammi umani e spesso non hanno la possibilità di mettere insieme i 2,5 euro per accedere al pasto. A questo proposito si precisa che il costo del buono pasto fornito dal Comune (che segnala e provvede solo cittadini residenti ed assistiti) è di 4,5 euro e copre a malapena il costo del pasto. Chi invece si reca alle Cucine senza buono pasto paga 2,5 euro, in quanto il rimanente è sostenuto dalla Diocesi di Padova che, solo nel 2009, ha provveduto con un contributo di 200 mila euro per le Cucine Economiche Popolari. Molte persone che si recano alle Cucine mangiano una sola volta al giorno e in molti casi con difficoltà riescono a contribuire con poche decine di centesimi per un primo piatto e un po' di verdura.
Per quanto riguarda i numeri dei pasti assegnati: nel sito internet delle Cucine si segnala che si può arrivare 'fino a 600 pasti al giorno', come possibilità di intervento massima; nella quotidianità si assiste a un'oscillazione periodica giornaliera, settimanale o mensile che si assesta su una media di 450 pasti al giorno (comprensivi di pranzo e cena). Solo un esempio, nella giornata di martedì 2 febbraio 2010 sono stati distribuiti 310 pasti all'ora di pranzo e 140 a cena.
Dai bilanci 2008 (quelli 2009 sono in fase di elaborazione), consegnati alla stampa già lo scorso anno in occasione di una giornata con il vescovo alle Cucine Economiche Popolari, si possono evincere questi dati: in tutto l'anno sono stati distribuiti 116.510 pasti così sostenuti: 58.082 da buoni pasti forniti da enti ecclesiastici (25.363 dal Pane dei poveri, 9.657 da Caritas diocesana, 7.832 dalle Suore Elisabettine, 6.210 dall'Opera diocesana assistenza, 9.020 dalla Diocesi), 4738 dal Comune di Padova (2.060 dai servizi sociali, 1.533 dal progetto Rondine per richiedenti asilo e rifugiati [in questo caso il denaro proviene dal Ministero dell'Interno e il comune ha solo una funzione di mediazione]; 1.145 dalla Progetto Protezione Civile [ma solo eccezionalmente]), e 53.690 erogati direttamente dalle Cucine economiche popolari. A questi si aggiungono 1.428 cestini cena consegnati alla Questura per le emergenze di persone fermate e trattenute.
Con una media quindi di 9.709 pasti al mese che divisi per i giorni in cui le Cucine sono aperte (dal lunedì al venerdì sia per il pranzo che per la cena e il sabato solo a pranzo) fanno una media di 400 pasti giornalieri erogati!
A fronte di questo panorama non resta che ringraziare quanti quotidianamente lavorano per il bene delle persone più sfortunate, di molti benefattori (non ultima la Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo che ha permesso proprio in questi giorni l'acquisto di un nuovo pulmino per le esigenze delle Cucine Economiche Popolari) che nel silenzio si adoperano per aiutare molti volti anonimi che portano con sé drammi umani a volte inenarrabili.
Le Cucine Economiche Popolari con il prezioso aiuto della comunità di Suore Elisabettine continueranno ad operare orientate sempre dalla carità, che qualifica ed identifica l'operato della Chiesa padovana nella società.
 
comunicato stampa 37/2010
Padova 3 febbraio 2010
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