DA DOVE RIPARTIRE?

Da dove ripartire? È il titolo del Report 1, dell’Osservatorio Caritas delle povertà e delle risorse, curato da Caritas Padova, che riporta e analizza i dati 2013 raccolti dai “servizi-segno” diocesani (Centro di ascolto diocesano, Sportello uomo, Accoglienza uomini senza dimora, Sportello donna, Accoglienza temporanea per donne, Sportelli buoni pasto, Accoglienza invernale, Disagio finanziario, Ambulatorio Caritas-Cuamm, Tratta e prostituzione) e quelli pervenuti dai primi nove Centri di Ascolto vicariali attivati nel 2012 nel territorio diocesano (Abano Terme, Conselve, Maserà, Merlara-Montagnana, San Prosdocimo, Selvazzano, Teolo, Vigodarzere, Thiene).
 
Questo strumento rappresenta il primo step di un percorso che, nel giro di un paio d’anni, dovrebbe riuscire a raccogliere e mettere in rete i dati relativi al territorio dei 38 vicariati in cui è articolata la Diocesi di Padova (che tocca il territorio di cinque province venete: Padova, Venezia, Vicenza, Treviso e Belluno). La raccolta dei dati avviene attraverso i Centri di ascolto vicariali che Caritas Padova sta attivando in tutto il territorio, dopo un’opportuna e approfondita formazione dei volontari a essi dedicati.
 
Con il Report delle povertà e delle risorse l’Osservatorio Caritas di propone di avere una visione aggiornata, globale e anche di prospettiva, della realtà del territorio.
Il Report nasce dalla consapevolezza che per intervenire sul disagio bisogna, prima di tutto, conoscere, ascoltare la complessità e collocarla nelle situazioni concrete di vita e di comunità, laddove i problemi emergono, a volte nascono, altre volte si acuiscono, ma possono anche trovare svolte e rinascite interessanti.
 
Dai dati raccolti dall’Osservatorio Caritas delle povertà e delle risorse della Diocesi di Padova emergono alcuni dati particolarmente significativi: nel giro di quattro anni sono raddoppiate le persone che si rivolgono ai servizi della Caritas, nel solo 2013 si registra un migliaio di persone in più rispetto ai dati relativi dell’anno precedente.
 
Il profilo dei richiedenti aiuto vede una prevalenza di stranieri: su 2.766 persone “passate” nel 2013 nei servizi-segno diocesani e nei primi nove centri di ascolto (per un totale di 6.221 colloqui), circa 1800 sono straniere. Di queste circa 1200 provengono sostanzialmente da tre nazioni, due africane (Marocco e Nigeria) e una dell’Est europeo (Romania); i rimanenti, in presenze modeste, sono originarie di Moldavia, Albania e Tunisia. Il resto, circa un terzo, sono italiani, una presenza che nel 2013 è aumentata più che proporzionalmente rispetto a quella degli stranieri: segno evidente delle conseguenze di una crisi che, anche nell’ormai ex benestante Veneto, sta incidendo sulla chiusura o comunque sulla ristrutturazione di molte attività produttive, sia nell’industria che nei servizi, con la perdita di quote consistenti di posti di lavoro, ma anche con il taglio degli straordinari, che nei periodi di benessere economico comportavano un incremento non irrilevante delle buste-paga.
In particolare, tra le persone che vivono da sole cresce la presenza di persone separate a causa della crisi economica (perdita del lavoro, incremento del conflitto familiare).
 
Le richieste prevalenti sono legate a problematiche di natura economica (38%) e occupazionale (29%), nel totale sette casi su dieci, a seguire si trovano difficoltà legate alla casa (12%), alla salute (10%) e a questioni familiari più specifiche (5%).
 
La voce di gran lunga prevalente è quella collegata all’impossibilità di far fronte al pagamento delle utenze relative ai servizi di base (tre casi su dieci), per un totale di poco meno di duemila situazioni, evidenziando come la crisi si scarichi principalmente su queste voci. A differenza di altri fattori – cibo, vestiario, cure – dove si può ricorrere a soluzioni alternative sia pure precarie, in questo caso l’imperativo è pagare, altrimenti si perde l’utenza.
 
Se la maggioranza delle persone dispone di un alloggio (sei su dieci), le richieste di aiuto sul fronte abitativo sono correlate al pericolo reale di perdere la casa per morosità di pagamenti o sfratti esecutivi in atto. C’è poi un 12% di proprietari che si trovano, per effetto della crisi, in difficoltà per il pagamento delle rate del mutuo.
 
In questo panorama Caritas riesce a rispondere in maniera efficace per quanto riguarda beni, servizi materiali e sanità e rispetto a un 40% di richieste relative a sussidi e finanziamenti arriva a coprirne il 38%. Garantisce inoltre segretariato sociale, consulenze specifiche, lavoro, supporto formativo e sostegno socio assistenziale.
 
Ma la povertà più consistente che arriva ai Centri di Ascolto è la povertà umana, che denuncia una solitudine estrema di molte persone. In questo contesto di fragilità diffusa Caritas vede nella famiglia l’anello debole e l’anello potenziale di un cambiamento su cui i Centri di Ascolto vicariale possono avere un ruolo attivo e fondamentale. «La famiglia è una rete di relazioni qualificate (coniugali, genitoriali, filiali, fraterne) in cui si elaborano – se adeguatamente sostenuta – i nodi profondi della crescita personale e civile e quindi i passaggi educativi fondamentali: l’elaborazione del legame, dei conflitti, dei significati, delle identità».
 
Da dove ripartire allora?
Sono quattro indicazioni che segnala il direttore di Caritas Padova, don Luca Facco: «Ripartire dalle storie di speranza, che ci sono e rappresentano un patrimonio da valorizzare e un volano di nuove possibilità; da un nuovo rapporto tra pubblico e privato, come dimostra l’esperienza del Fondo Straordinario di Solidarietà; dalle famiglie, viste nelle loro fatiche, che vanno sostenute, accompagnate e non lasciate sole; dai giovani, capaci di coinvolgimento, di passione e impegno».
 


CS 279/2014
Padova, 9 dicembre 2014

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