‘O Sapienza eterna, vieni ad insegnarci la via della vita’

«Il 29 novembre inizia il tempo dell'Avvento e un nuovo anno liturgico. È un evento importante per la comunità cristiana come pure per la società in cui è presente» ' sono le parole con cui inizia il messaggio per l'Avvento che quest'anno il vescovo Antonio ha voluto inviare ai fedeli della Diocesi di Padova e che viene pubblicato integralmente dalla Difesa del popolo di domenica 29 e sul sito diocesano all'indirizzo www.diocesipadova.it
Tema del messaggio è 'O Sapienza eterna, vieni ad insegnarci la via della vita', ricordando l'antifona che si canta il 17 dicembre.
 
Il messaggio pone l'attenzione al tempo di Avvento, tempo che richiama la centralità di Gesù Cristo nella nostra vita. A questo proposito il vescovo invita a disporre «i cuori e le opere per celebrare il Natale di Cristo», ricordandoci che «Quello che maggiormente importa è il nostro atteggiamento interiore. La scelta della fede, infatti, richiede non superficialità, ma profondità di pensiero, seria ricerca, libertà interiore da tanti condizionamenti, perché implica decisioni sia intellettuali che morali che impegnano e decidono il senso da dare alla nostra vita».
Nella riflessione del vescovo non manca l'accenno al disagio del momento attuale: «Come non essere pensosi e anche preoccupati di fronte allo smarrimento delle coscienze e al degrado che tanti fatti ci mostrano, alle ingiustizie e sofferenze che colpiscono tanti individui e famiglie? Dove e come ritrovare una nuova visione della vita, la luce e la forza per un rinnovamento delle coscienze?».
Di fronte a tutto ciò - ricorda il presule - è importante non cadere nello scoraggiamento in quanto «Dio ha posto la legge del bene nella coscienza; il male finisce sempre per produrre tristezza, disordine, sofferenza, perdita di speranza»'. E per uscire da questa situazione siamo chiamati a testimoniare la luce che è Cristo, l'eterna sapienza, che «ci è donata dall'ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera e tradotta nel campo della vita comunitaria dalla dottrina sociale della Chiesa».
Un accenno anche alla questione del crocifisso, non per entrare nella discussione, ma per ribadire che «Non basta, tuttavia, appendere il Crocifisso sulle pareti. È necessario metterlo nel cuore, e seguirlo portando la propria croce. Quante volte, invece, noi rifiutiamo la croce, perché non l'abbiamo compresa o non abbiamo il coraggio di accettarla».
E infine l'invito: «Proponiamoci in questo tempo di fare un dono a qualcuno dal quale non ci attendiamo il contraccambio» e «cerchiamo di avere più coraggio nelle nostre scelte di vita cristiana», sostenuti dalla forza dello Spirito.
 
Nello spirito dell'anno sacerdotale che si sta vivendo, il vescovo Antonio oltre al messaggio alla Diocesi, ha inviato un'apposita meditazione ai presbiteri, contemplando, in chiave presbiterale, due figure: Giovanni Battista e Maria.
Di seguito il messaggio alla Diocesi. Sul sito diocesano il messaggio alla Diocesi e la meditazione per i preti.
 
comunicato stampa 245/2009
Padova, 26 novembre 2009
 
 
Il testo integrale del MESSAGGIO PER L'AVVENTO 2009
'O Sapienza eterna, vieni ad insegnarci la via della vita'

Il 29 novembre inizia il tempo dell'Avvento e un nuovo anno liturgico. È un evento importante per la comunità cristiana come pure per la società in cui è presente. Per questo desidero condividere con voi qualche pensiero che aiuti ad accogliere e vivere questo tempo con sapienza.
Anzitutto è necessario focalizzare bene il senso di questo tempo. Esso forma parte della 'storia della salvezza' che sta svolgendosi e in cui siamo inseriti. Al suo centro sta Gesù Cristo, la cui persona, messaggio ed opera sono resi presenti, per la potenza dello Spirito, nella vita della Chiesa. Ogni persona ed ogni avvenimento, in realtà, hanno una relazione con Gesù Cristo, anche se non se ne è consapevoli. È Lui, in realtà, che conferisce senso pieno alle vicende della storia, un senso buono e bello. Nell'Avvento, Dio Padre ci invita, tramite la Chiesa, a disporre i nostri cuori e le nostre opere per celebrare il Natale di Cristo in modo genuino, ricevendone i frutti di salvezza, cioè di liberazione dal male e di rinnovamento della vita, preparandoci in tal modo alla sua seconda venuta nella gloria.
Quello che maggiormente importa è il nostro atteggiamento interiore. La scelta della fede, infatti, richiede non superficialità, ma profondità di pensiero, seria ricerca, libertà interiore da tanti condizionamenti, perché implica decisioni sia intellettuali che morali che impegnano e decidono il senso da dare alla nostra vita. Il passo iniziale più importante e talora più difficile è quello di rientrare in noi stessi e di metterci con verità davanti a Dio.
Il Natale di Cristo è un evento storico sicuro, avvenuto nel nostro mondo. Gesù Cristo tuttavia, non è semplicemente un personaggio storico come gli altri. È il Figlio di Dio che si è fatto uomo e si è inserito nella nostra storia: è il Salvatore. È la Via, la Verità, la Vita; il Principio e la Fine di tutto l'universo. Dobbiamo considerare che non si impone con la forza della sua Divinità, ma si propone nell'umiltà della sua umanità. E questo lo fa per consentire la nostra libertà di scelta; libertà carica di tremenda responsabilità in cui giochiamo il destino della nostra vita, ma anche il bene della società. Accettare o rifiutare Gesù Cristo non è mai senza conseguenze personali e sociali.
Celebrare il Natale significa riconoscere Gesù Cristo nella sua autentica identità e accoglierlo nella nostra vita. C'è una condizione che non si deve trascurare: Gesù Cristo lo si riconosce e incontra con gioia 'dall'interno', non osservandolo 'dall'esterno', in modo distaccato e senza l'impegno della vita. Il grande ostacolo alla fede non è l'intelligenza, ma l'autosufficienza orgogliosa.
In questo Avvento, Dio fa risplendere ancora la luce di Cristo a chi ha occhi per vedere. Per noi si realizza quello che profetizzò Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9, 1), con il Natale di Cristo si è accesa questa Luce: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta' (Gv 1, 5). Che cosa impedisce di vederla? Lo dice Gesù stesso: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3, 19). Le tenebre sono lo smarrimento del senso di Dio e della vita, l'eclissi dei valori. Senza il riferimento essenziale a Dio, l'uomo si crede signore di se stesso, ma in realtà cade in balia delle passioni disordinate che lo travolgono. Come sono spesse le tenebre di oggi! È il peccato che ha tanti aspetti. Il peccato personale si espande in peccato sociale, producendo 'strutture di peccato', che sono l'opposto del Bene comune. Il peccato non rende felici, anzi è per se stesso come un castigo inferto non da Dio ma da noi stessi; non eleva la nostra umanità, ma la degrada.
Come non essere pensosi e anche preoccupati di fronte allo smarrimento delle coscienze e al degrado che tanti fatti ci mostrano, alle ingiustizie e sofferenze che colpiscono tanti individui e famiglie? Dove e come ritrovare una nuova visione della vita, la luce e la forza per un rinnovamento delle coscienze?
Anzitutto, non dobbiamo lasciarci impressionare dal male e cadere nello scoraggiamento, lasciarci andare alla deriva dicendo 'così fan tutti'. Non è vero, è un sottile inganno. Anche se fosse diventato una 'moda' drogarsi, adottare costumi licenziosi, sprecare denaro e risorse in vizi e vanità, 'arrangiarsi' disattendendo la giustizia, la solidarietà e il Bene comune' questo non è affatto giustificato, non è degno dell'uomo; non è espressione di autentica libertà. Non è vero che fare il male e inseguire il godimento a tutti i costi rende l'uomo più contento; è vero piuttosto il contrario. Dio ha posto la legge del bene nella coscienza; il male finisce sempre per produrre tristezza, disordine, sofferenza, perdita di speranza.
Come uscire da questa situazione?
Ciascuno di noi è posto di fronte alle proprie responsabilità, davanti a Dio e alla propria coscienza prima di tutto. Ciò che è più necessario è avere un punto di riferimento sicuro, una bussola che ci guida. Le comunità cristiane hanno oggi una testimonianza da dare, una missione da compiere ancora più importante. Come Giovanni Battista sono chiamate a testimoniare la Luce che è Cristo.
Cristo è il Liberatore, «per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo». Accogliendolo e seguendolo ritroviamo la nostra autentica umanità; Gesù Cristo è l'eterna Sapienza che ci apre alla luce, la luce della vera vita. Imploriamolo allora: «O Sapienza che esci dall'Altissimo e tutto disponi con forza e dolcezza, vieni a insegnarci la via della vita» (Antifona del 17 dicembre).
Questa Sapienza ci è donata dall'ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera, è tradotta nel campo della vita comunitaria dalla dottrina sociale della Chiesa.
Vorrei incoraggiare i parroci e le comunità cristiane a riprendere e promuovere l'iniziativa dei 'Centri di ascolto'. L'Ufficio catechistico ha preparato un apposito sussidio per gli animatori dei Centri di ascolto. Esorto caldamente a utilizzarlo.
La Sapienza di Dio, che è Cristo stesso, è profonda, misteriosa, nascosta all'uomo superficiale (cf 1Cor 2, 7). È rivelata ai piccoli e agli umili (Mt 11, 25).
È la Sapienza della croce.
Recentemente si è tanto discusso sul Crocifisso. Siamo d'accordo che è un simbolo che fa parte della nostra tradizione religiosa e culturale, che merita di essere mantenuto. Sono molti cristiani oggi, anzi, ad essere perseguitati, perfino crocifissi, e non riconosciuti nei loro diritti.
Non basta, tuttavia, appendere il Crocifisso sulle pareti. È necessario metterlo nel cuore, e seguirlo portando la propria croce. Quante volte, invece, noi rifiutiamo la croce, perché non l'abbiamo compresa o non abbiamo il coraggio di accettarla.
La croce è come una medicina; se il malato non la prende non guarisce.
Il Crocifisso'Risorto è vivo e Datore di vita, e lo incontriamo nella celebrazione eucaristica. Vorrei caldamente invitare a dare alla Domenica tutto il suo posto e il suo senso. Nella fede e nella comunione con Lui, riceviamo la forza per seguirLo, per 'crocifiggere' in noi le tendenze disordinate e vivere la vita nuova secondo il suo Spirito nella verità e nella carità.
Il Crocifisso ci mostra che non c'è amore vero senza sacrificio dell'egoismo e dell'orgoglio. In questa luce siamo provocati e rivedere il nostro stile di vita domandandoci se è ispirato dalla ricerca egoistica di noi stessi, del nostro piacere e tornaconto, o dalla ricerca del bene vero del prossimo e del bene comune? La povertà e l'umiltà di Cristo nel presepe dovrebbero renderci sensibili ai tanti poveri ed emarginati con i quali Cristo oggi si identifica. Gesù Cristo è il Dono totalmente gratuito. Riconoscerlo e accoglierlo dovrebbe indurci al senso del dono e della gratuità come ha scritto in modo stupendo Papa Benedetto XVI nell'Enciclica 'Caritas in veritate' (cf cap III, n. 34; 38).
Proponiamoci in questo tempo di fare un dono a qualcuno dal quale non ci attendiamo il contraccambio. Prepariamo il prossimo Natale di Cristo con fiducia e speranza. Programmiamo la nostra vita con la Sapienza che viene dall'Alto. Cerchiamo di avere più coraggio nelle nostre scelte di vita cristiana. La forza dello Spirito è più potente del male ed è a nostra disposizione. Impegniamoci dunque ad un rinnovamento interiore, sviluppandolo poi in un nuovo stile di vita. Così sarà un vero Natale di pace e di gioia. È questo il mio augurio più sincero che accompagno con la mia preghiera.
Antonio, Vescovo

29 novembre 2009
 
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