Santa Sofia Restauro per la chiesa più antica di Padova

Cantieri aperti per Santa Sofia, la più antica e suggestiva chiesa di Padova, la cui zona ipogea - luogo particolarmente interessante per gli archeologi ' al termine del restauro sarà adeguatamente valorizzata e permetterà una più precisa lettura archeologica e storica di questo antico ambiente di culto.

Dopo un primo intervento su parte dei pilastri interni, è stata avviata una seconda e consistente tranche di lavori eseguiti dalle ditte RWS, Ometto Costruzioni e Resinproget con la supervisione della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici; direttori dei lavori l'ing. Fabio Tretti, l'arch. ing. Fabio Zecchin e il prof. Claudio Modena.

Il restauro conservativo prevede:
' il restauro della copertura e il consolidamento statico
' il restauro conservativo delle superfici murarie esterne
' il rifacimento dell'impianto di riscaldamento sottopavimentale
' la riqualificazione dell'aula basilicale mediante il rifacimento delle pavimentazione, la conservazione dei lapidei presenti e delle superfici decorate delle volte;
' la riqualificazione e accessibilità della zona archeologica sottostante il presbiterio per permettere una piena leggibilità storica del sito cristiano più antico di Padova;
' i monitoraggi statici e geotecnici
' la revisione dell'organo

L'avvio di questa seconda fase di restauro è stato possibile grazie al contributo di alcune istituzioni che hanno raccolto l'appello di coadiuvare le forze per salvare un'opera così prestigiosa e antica per la città di Padova.
Ecco che grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (che ha disposto un primo stanziamento di 600 mila euro e un secondo di 200 mila euro), della Regione Veneto (238.586 euro), Cei (120.000 euro) Comune (24.600 euro) e Provincia (15 mila euro) di Padova è stato possibile avviare nei mesi scorsi il delicato intervento di restauro.

I lavori, partiti ufficialmente a maggio, si protrarranno per almeno un anno; ciò ha comportato lo spostamento delle funzioni liturgiche nella vicina chiesa di San Gaetano, in via Altinate recentemente riaperta al pubblico al termine di un complesso intervento di restauro sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. In questo modo il cantiere interno alla chiesa di Santa Sofia potrà procedere con maggiore velocità.

comunicato stampa 263/2009
Padova, 16 dicembre 2009

 


SCHEDA STORICA
E RIEPILOGO DEI LAVORI ESEGUITI NEL SECOLO SCORSO


La Chiesa di Santa Sofia è uno tra i monumenti più importanti e conosciuti della città di Padova.
La zona in cui sorge l'edificio era di notevole rilevanza già in periodo romano posta all'incrocio di tre vie (la via Annia Altinate, il raccordo stradale tra la via della Saccisica e l'Altinate e la via di Terranegra - laguna di Lugo) e sulla riva del canale di collegamento tra il Medoacus e l'Endrone. In questo sito sorgeva un importante edificio romano di cui si è rinvenuta traccia anche nel sottosuolo della Chiesa.
Nota per i suoi caratteri stilistici particolari, la Chiesa è stata per molto tempo nel secolo scorso oggetto di studi da parte di numerosi esperti.
Il culto di Santa Sofia si è diffuso in epoca longobardo-carolingia da Milano ad Aquileia e con il significato dotto di Divina Sapienza ha prevalso sull'originale titulus liturgicus. Già prima del 1106 esisteva nel nostro sito una chiesa dedicata a Santa Sofia come confermato dal noto privilegio di Sinibaldo, vescovo di Padova, nel documento datato 1123.
Gli scavi archeologici degli anni cinquanta del secolo scorso non hanno rinvenuto le tracce di una cripta, bensì elementi costruttivi di un edificio preesistente la cui costruzione fu probabilmente ripresa e poi abbandonata.
Alla fine del '200 fu probabilmente costruita la Torre Campanaria, e alla fine del secolo seguente Stefano Carrarese, vescovo di Padova, fece costruire le volte a crociera costolonate aprendo le finestre rotonde ad illuminare la navata. Nel 1578 le Monache Benedettine ritiratesi dal Monastero euganeo del Monte Gemola vennero a Padova e si stabilirono nel monastero dei Canonici Regolari adiacente alla Chiesa. Esse vi rimasero fino alla soppressione napoleonica e durante il periodo della loro permanenza all'interno della Chiesa furono operate diverse aggiunte e trasformazioni oggi non più esistenti.
Nel 1765 fu collocato nel presbiterio un altare maggiore barocco, in seguito eliminato, e furono operate ulteriori modifiche quali la trasformazione in finestre a mezzaluna dei tondi gotici della navata e la chiusura delle arcate dell'abside.
A partire dal XIX secolo furono eseguiti diversi e numerosi interventi di “”restauro”” della Chiesa, fatiscente in più punti. Intorno al 1852 fu rifatta la parte alta esterna della cella e alcune crociere, l'ala sinistra della facciata e gran parte della copertura lignea.
Dopo un dibattito durato quasi quarant'anni, nel periodo 1951 58, furono eseguite le operazioni decisive le quali diedero alla Chiesa le sembianze che oggi conosciamo.
In epoca recente l'IUAV di Venezia e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Veneto Orientale hanno condotto una approfondita campagna di rilevazione metrica e storico-critica con evidenza di tutti gli interventi eseguiti nella Chiesa nell'arco di tempo compreso tra il 1924 e il 1985, condensata nel Regesto degli interventi di cui, di seguito, si riportano i passaggi più significativi

Nell'anno 1924 le perizie individuano il fuoripiombo presente nella facciata principale e la conseguente rotazione della struttura.
Nel 1932 viene segnalata la stuccatura in gesso dell'affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino posto nella nicchia alla sinistra dell'absidiola centrale, la sostituzione delle quattro colonnine delle bifore della cella campanaria e la riparazione di parti del tetto avvenute nel 1931.
Un progetto del 1938 prevede la liberazione dell'abside dagli edifici attigui e all'interno la rimozione della “”dipintura”” ottocentesca e apertura delle arcate absidali.
Nel 1941 dopo la demolizione dell'edificio privato posto sulla parte sud della chiesa, viene costruita la nuova sagrestia e liberata l'abside interna dalle mura che chiudevano l'ambulacro costituenti la sagrestia vecchia. Dagli scavi per la fondazione della sagrestia vengono alla luce delle murature romane ritenute inadeguate come base per il nuovo edificio. Il terreno superficiale non è buono. Si scava fino a m. 2.80 per trovare terreno solido. Vengono inoltre eseguiti lavori di demolizione del pavimento della sagrestia vecchia e il tamponamento delle finestre e lunette poste nell'abside.
Nel 1943 durante i lavori di liberazione della nicchia centrale viene posta in opera una trave in rovere a sostegno dell'affresco absidale. Nel 1944 viene redatto un preventivo di spesa per il restauro delle volte con realizzazione di cappa cementizia sull'estradosso delle volte dell'abside e delle navate. Nello stesso anno viene approvato il finanziamento.
L'incursione aerea del 12 marzo 1945 provoca la distruzione della copertura della navata di destra e parte di quella centrale. Notevoli danni alle strutture. A tutto l'anno 1953 vengono eseguiti solamente i lavori di ricostruzione relativi alla copertura.
Nel 1954 viene abbassato il pavimento di 80 cm per riportare il piano della chiesa alle origini; vengono chiuse le finestre e lunette delle parete sinistra, consolidate le fondazioni dei 14 pilastri con iniezioni di cemento a pressione e ulteriore consolidamento del nucleo centrale di 3 pilastri. Viene rifatto il pavimento in marmo di Verona e ricostruite le gradinate. Nel maggio dello stesso anno in seguito agli scavi della zona absidale affiora a una profondità di due metri dal livello del pavimento, una pavimentazione romana. Vengono alla luce due absidi simmetriche, mattoni romani, frammenti di mosaici e cornici e un muro romano largo mt 0.90 posto nella parte anteriore della chiesa. Vengono in seguito eseguite sottofondazioni alla facciata principale per rinforzarne le fondazioni.
I lavori eseguiti nel 1956 e nel 1957 risultano essere lavori di ripristino dell'abside esterna, riprese murarie, consolidamento delle murature con iniezioni di cemento del semicatino dell'abside e il restauro della muratura delle volte, pareti e pilastri dell'ambulacro.
Vengono inoltre eseguiti nel 1957 i lavori di consolidamento del campanile nell'interno della chiesa e la ricostruzione dell'antico coperto dell'abside. I lavori di ricostruzione delle mura absidali esterne verso via Altinate a seguito delle demolizioni degli edifici addossati proseguono sino al 1958. In tale anno è prevista la costruzione di un'intercapedine lungo tutto il lato sinistro della chiesa per eliminare problemi di umidità essendo il piano della chiesa molto più in basso del terreno esterno. Nel 1963 vengono eseguiti lavori relativi al restauro del coperto.
Nel 1966 viene descritto lo stato di instabilità dei pilastri della chiesa, che presentano lesioni indicanti un fenomeno di schiacciamento in atto. L'anno successivo si attuano lavori di puntellazione a sostegno delle arcate..
Nel 1971 si eseguono lavori al manto di copertura, formazione di una caldana nel sottotetto della navata centrale e dell'abside.
Il sisma del 1976 provoca seri danni statici ai pilastri della chiesa e a parte del tetto, rendendo inagibile l'edificio.
Nel 1979 la Soprintendenza si occupa del restauro relativo al 1° pilastro della navata destra e della facciata. Si iniziano le opere di puntellazione a sostegno dell' arco fra i due pilastri.
Vengono eseguiti il lavori di scavo tra il secondo e terzo pilastro a destra, per accertare la struttura della pavimentazione e la consistenza delle fondazioni del pilastro.
Nel giugno 1979 viene attuato uno studio di provvedimento per il restauro storico del pilastro e della facciata. Si propone la demolizione e rifacimento del 1° pilastro della navata destra attraverso lo smontaggio del paramento esterno e l'esecuzione del nucleo in calcestruzzo armato. Per l'eccentricità della facciata si propone di ancorare la facciata stessa ai pilastri interni. Vengono impiegati due pilastri a U posti nella fascia maggiormente sollecitata. La solidità con la muratura viene garantita da tondini passanti piastre esterne.
Gli ultimi interventi che risultano dagli atti riguardano il restauro del tetto a seguito del crollo di una capriata avvenuto nell'anno 1984. I lavori eseguiti consistono nella ricostruzione del manto di copertura e la demolizione e ricostruzione del muro deformatosi a causa del crollo della capriata.

“”