XIX GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA

Un centinaio di preti – diocesani e regolari – sull’altare a concelebrare insieme al vescovo di Padova mons. Antonio Mattiazzo. Centinaia di religiose, religiosi, consacrati e fedeli laici nella navata centrale della Cattedrale di Padova. Questa la “fotografia” della celebrazione solenne della Festa della Presentazione al Tempio del Signore Gesù, che la Chiesa universale da diciannove anni fa coincidere con la Giornata mondiale della vita consacrata: il 2 febbraio.
Ad aggiungere significato ulteriore alla celebrazione di oggi, il suo collocarsi nel pieno dell’anno dedicato, da papa Francesco, alla vita consacrata (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016), che ha come slogan Vangelo, Profezia, Speranza, Vita consacrata nella Chiesa oggi.
 
La celebrazione presieduta dal vescovo di Padova si è avviata come di consueto con la benedizione dei ceri, simbolo di intima comunione di spirito e di preghiera con i molti consacrati e consacrate che vivono la loro dedizione al Signore nella clausura di eremi e monasteri.
Durante l’omelia il vescovo Antonio ha voluto ricordare alcuni tratti del messaggio che papa Francesco ha scritto a tutti i consacrati lo scorso 28 novembre, all’avvio dell’anno speciale dedicato a questo stato di vita. Tre in particolare gli “sguardi” che mons. Mattiazzo ha voluto cogliere dal messaggio di papa Francesco, rivolti rispettivamente al passato, da vivere con riconoscenza; al presente per essere testimoni esperti di comunioni; al futuro da guardare con speranza.
 
In primo luogo uno sguardo al «passato con gratitudine, per cogliere la ricca storia carismatica del proprio Istituto e così rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni». «Se è belli e doveroso celebrare l’anniversario della propria consacrazione – ha sottolineato il vescovo – è altrettanto importante richiamare gli inizi e conoscere lo sviluppo storico del proprio istituto». È stata questa l’occasione per ricordare il centenario di fondazione della Congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore da parte del beato Carlo Liviero, prete di Padova nominato da Pio X vescovo di Città di Castello.
Ma memoria e gratitudine non sono solo dei religiosi, ha sottolineato mons. Mattiazzo «Anche la Chiesa di Padova è chiamata a fare grata memoria dei benefici ricevuti da Dio attraverso la straordinaria presenza e testimonianza di tanti fratelli e sorelle di vita consacrata. È una storia di santità nascosta, a volte eroica».
 
Il secondo sguardo colto dal messaggio di papa Francesco ai consacrati guarda al presente: «Quest’anno – scrive il pontefice e riprende il vescovo – ci chiama a vivere il presente con passione». E ciò significa «diventare “esperti di comunione”, testimoni e artefici di quel progetto di comunione che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio. In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati a offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni».
Infine il terzo sguardo che il vescovo ha voluto cogliere dal messaggio di papa Francesco, si rivolte al futuro: «Abbracciare il futuro con speranza è il terzo obiettivo di quest’anno dedicato alla vita consacrata. Non lasciatevi “derubare” della speranza sembra dire il papa, anche se c’è la diminuzione delle vocazioni; non perdete la gioia della vostra consacrazione se fisicamente vi sentite più deboli o se nella Chiesa e nella società i problemi sembrano moltiplicarsi ogni giorno di più».
Perché «Non siamo noi i padroni della storia – ha ricordato Mattiazzo – siamo soltanto servi; restiamo però servi operosi e vigilanti». E il vescovo esorta a non scoraggiarsi, perché se ogni anno purtroppo chiude qualche comunità religiosa, ci sono anche segni di speranza importanti, come per la Chiesa di Padova il recente ritorno, lo scorso settembre, dopo 200 anni, dell’Ordine dei Servi di Maria.
Ma tra i segni di speranza ci sono anche le molte presenze nelle comunità religiose di fratelli e sorelle che provengono da altri paesi lontani. Essi ha ricordato il vescovo «ci educano a vivere la dimensione cattolica e missionaria della Chiesa, nella logica evangelica del dono, dell’accoglienza, dello scambio, della fraternità e dell’amore reciproco». «Sono tutti segni che ci invitano ad avere speranza nel Signore» ha concluso mons. Mattiazzo che ha offerto la celebrazione eucaristica per ciascuno dei consacrati presenti affinché vi sia una «rinnovata passione per la vita consacrata e per l’evangelizzazione». Perché ha ricordato mutuando le parole di papa Francesco: «Dove ci sono i religiosi e le religiose, i consacrati, c’è gioia!».
 
Al termine della celebrazione, le cui offerte raccolte sono destinate alla costruzione di un pozzo nella missione di Talì (Sud Sudan), dove da poco operano le Suore Francescane Elisabettine di Padova, i religiosi e le religiose hanno espresso la riconoscenza al vescovo Antonio «per questo segno di attenzione e di comunione che ogni anno condivide con noi consacrati e consacrate… Nel cuore della Chiesa che è in Padova vogliamo rinnovare l’impegno di vivere la comunione, di testimoniare l’Amore che ci unisce e ci spinge ad allargare lo sguardo perché la speranza che è in noi diventi speranza per tutti».


CS 21/2015
Padova, 2 febbraio 2015

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