XXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Una parola e un saluto per tutti: il vescovo Antonio Mattiazzo non ha lesinato incontri e strette di mano con i numerosi malati che attendevano, questo pomeriggio, in Basilica del Santo la celebrazione della XXIII Giornata mondiale del malato, quest’anno vissuta sul tema Sapientia cordis. «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Gb 29,15).

Saluti e ringraziamenti sono stati rivolti durante la celebrazione dal vescovo Antonio ai frati della Basilica e al rettore padre Enzo Poiana che, sempre in questa ricorrenza, accolgono il vescovo e i numerosi «devoti che giungono da ogni parte del mondo per invocare il patrocinio di Sant’Antonio».
Un particolare e affettuoso saluto il vescovo l’ha rivolto ai fratelli e sorelle malati: «Siete voi, cari malati, al centro di questa Giornata e i destinatari del nostro affetto, della nostra preghiera e della cura materna della Chiesa. Ancor di più, con la vostra preghiera e l’offerta della vostra sofferenza voi siete i protagonisti di un importante, prezioso ed esemplare sostegno spirituale a tutta la Chiesa. Non dimenticatelo mai; non fate mancare a noi, alla Chiesa e al mondo, il vostro prezioso aiuto».
Un ulteriore grazie il vescovo l’ha rivolto a quanti – familiari, operatori sanitari, membri delle Cappellanie ospedaliere formate da presbiteri, diaconi, religiosi e religiose a laici – quotidianamente possono dire le parole di Giobbe che questa XXIII Giornata ricorda: «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo». aCome pure gratitudine alle associazioni di volontariato, ai ministri straordinari della Comunione, e a tutti coloro che dirigono e operano nelle strutture sanitarie pubbliche e della Chiesa, «che hanno occhi per vedere le sofferenze dei fratelli e cuore per visitarli, aiutarli, confortarli».

 

Il vescovo Antonio si è quindi soffermato sulla sapienzia cordis, la sapienza del cuore, che non è conoscenza teorica ma atteggiamento infuso dalla Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio. Una sapienza che ci «insegna a contare i nostri giorni / e acquisteremo un cuore saggio» come dice il salmo 90.

Sapienza del cuore è servire il fratello, è il tempo trascorso accanto al malato – tempo santo –; ma sapienza del cuore è anche uscire da sé per andare verso il fratello che ha bisogno. «La carità – ha sottolineato mons. Mattiazzo – ha bisogno di tempo. Tempo per curare i malati e tempo per visitarli. Tempo per stare accanto».

E il pensiero finale è andato a Maria, di cui oggi ricorre la festa della Madonna di Lourdes, modello di perfetta adesione alla volontà di Dio, madre della Sapienza. «La Vergine Maria interceda per tutti noi la Sapienza del cuore, affinché l’esperienza di Giobbe, l’atteggiamento di Maria e in special modo il comportamento di Gesù che prende su di sé e condivide le sofferenze nostre e di tutta l’umanità ottenga per tutti i malati e per coloro che se ne prendono cura, che l’esperienza del dolore, ci aiuti ad accogliere e far crescere in noi la vera sapienza del cuore e la disponibilità a condividere il tempo con i fratelli malati e sofferenti».


CS 31/2015
Padova, 11 febbraio 2015

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