Alzatevi e guardate in alto

Alzatevi e guardate in alto è l'invito che il vescovo Antonio, riferendosi all'evangelista Luca (21,28), rilancia ai fedeli della Chiesa padovana con il messaggio per l'Avvento 2011, tempo forte che inizia domenica 27 novembre con l'avvio del nuovo anno liturgico; tempo che ha una duplice caratteristica di «preparazione al Santo Natale, celebrando, quindi, e accogliendo la Sua venuta nel mondo; contemporaneamente è il tempo in cui viviamo nell'attesa della venuta gloriosa di Cristo».

 

«Con questo mio messaggio ' scrive il vescovo ' desidero, anzitutto, invitarvi ad accogliere questo nuovo inizio come un dono per una ri-partenza spirituale nel cammino della fede. Lo scopo dell'Anno liturgico è quello di approfondire la presenza e l'azione di Cristo nella nostra vita personale e nella vita della Chiesa per irradiarlo nel mondo. In Gesù Cristo sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della grazia di Dio: in Gesù Cristo Dio ci ha detto e dato tutto. È Lui che, nella Liturgia, ci viene incontro e ci santifica, ci dona luce ed energia di vita nuova. In questa ottica, vorrei anche sottolineare la necessità dell'educazione alla celebrazione liturgica nella iniziazione cristiana proposta dagli Orientamenti pastorali. Essa, infatti, ne è una componente necessaria, insieme con l'ascolto e l'accoglienza della Parola di Dio, l'esercizio della carità e la testimonianza».

 

Il vescovo di Padova sollecita ' in particolare in questo tempo di 'attesa' ' l'ascolto della Parola di Dio, con la partecipazione ai Centri di ascolto, ma anche la tradizione del presepe e la celebrazione penitenziale per una reale conversione e ripresa della vita spirituale.

Non manca, nelle parole del vescovo, l'accenno alla crisi, come già aveva fatto in occasione del discorso pronunciato durante l'Assemblea diocesana dello scorso 19 novembre.

Nel messaggio di Avvento mons. Mattiazzo ricorda che: «Il tempo di Avvento che viviamo è segnato, da un lato dalla grave crisi economica e finanziaria che impone rinunce e sobrietà, dall'altro dalle aperture commerciali anche la domenica per soddisfare e incentivare i consumi. S'impone un saggio discernimento per evitare spese esorbitanti, praticare la solidarietà e non trascurare il senso della domenica». Ma ricorda anche che preparare il Natale di Cristo non può prescindere dall'attenzione e la cura dei poveri: «Non celebriamo il Natale cristiano se mettiamo fuori chi è bisognoso» e perciò incoraggia ad «accogliere le proposte della Caritas diocesana indirizzate in particolare all'accoglienza invernale e a rilanciare il Fondo straordinario di solidarietà per i disoccupati. La «fede opera mediante la carità» (Gal 5,6) ed è sulle opere di carità che saremo giudicati dal Signore alla sera della nostra vita».

Infine il vescovo ricorda come questo tempo che ci accompagna al Natale, nonostante le difficoltà, è il tempo della speranza: «l'attesa vigilante e operosa di Cristo non significa l'indifferenza e il disimpegno, ma al contrario sostiene e stimola la generosità nel compiere il bene ed evitare il male, nel trafficare i talenti ricevuti, sapendo che questo impegno sarà riconosciuto e ricompensato anche se comporta il portare la croce, anche se non è riconosciuto e, anzi, riscontra opposizione e insuccesso. Cristo che viene nella gloria ci assicura che la Croce non è stata la sconfitta ma la vittoria. Il pensiero della venuta gloriosa di Cristo sostiene, dunque, la speranza nelle prove immancabili della vita; sapendo che le sofferenze del tempo presente producono la gloria (cfr Rm 8,18) e la gioia (cfr 1Pt 1,6-8). Al contrario, quando viene meno la vera speranza, sono proposte droghe e illusioni che non sono altro che delle fughe dalla vita. L'Avvento è il tempo della speranza. La speranza tiene aperti gli occhi verso l'alto, guardando con fiducia verso l'avvenire; perché lo vede nella prospettiva di Cristo che ha inaugurato il suo Regno glorioso, al quale tendiamo; ma procede anche all'inverso: proietta nel presente la realtà del Regno di Dio (') «'Alzatevi e levate il capo' Egli ci dice (Lc 21,28). Usciamo, dunque, dal torpore spirituale e ripartiamo con fiducia».

 

Il messaggio integrale, proposto di seguito, è disponibile anche nel sito internet della Diocesi di Padova, all'indirizzo: www.diocesipadova.it

 

 

 

 

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IL TESTO INTEGRALE

 

MESSAGGIO PER L'AVVENTO 2011

 

 

La domenica 27 novembre segna l'inizio dell'Avvento e di un nuovo Anno liturgico.

Con questo mio messaggio desidero, anzitutto, invitarvi ad accogliere questo nuovo inizio come un dono per una ri-partenza spirituale nel cammino della fede. Lo scopo dell'Anno liturgico è quello di approfondire la presenza e l'azione di Cristo nella nostra vita personale e nella vita della Chiesa per irradiarlo nel mondo. In Gesù Cristo sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della grazia di Dio: in Gesù Cristo Dio ci ha detto e dato tutto. È Lui che, nella Liturgia, ci viene incontro e ci santifica, ci dona luce ed energia di vita nuova.

In questa ottica, vorrei anche sottolineare la necessità dell'educazione alla celebrazione liturgica nella iniziazione cristiana proposta dagli Orientamenti pastorali. Essa, infatti, ne è una componente necessaria, insieme con l'ascolto e l'accoglienza della Parola di Dio, l'esercizio della carità e la testimonianza.

La parola 'Avvento' (dal latino adventus) significa la venuta di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato per noi e per la nostra salvezza. Il tempo dell'Avvento ha una duplice caratteristica: di preparazione al Santo Natale, celebrando, quindi, e accogliendo la Sua venuta nel mondo; contemporaneamente è il tempo in cui viviamo nell'attesa della venuta gloriosa di Cristo.

È il tempo propizio perché nella catechesi, nei Centri di ascolto della Parola di Dio, nelle celebrazioni liturgiche si illumini il mistero del Verbo che «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

Questa verità storica della fede cristiana, spesso, è sbiadita. Si parla di Natale, ma tacendo di chi è; si fa festa senza dire chi è il festeggiato. È necessario, quindi, il 'primo annuncio' della fede cristiana indeducibile da ogni ragionamento umano e anche dalla religione come ricerca umana di Dio. Il Natale di Cristo è rivelazione di Dio che si è fatto uomo 'per noi e per la nostra salvezza'; di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Incoraggio vivamente l'iniziativa dei Centri di ascolto della Parola di Dio che si tengono nelle famiglie e coinvolgono i ragazzi e i genitori, primi educatori e testimoni della fede per i loro figli.

Invito i sacerdoti a proporre e rimotivare le celebrazioni penitenziali e, in prossimità del Natale, la celebrazione del sacramento della Riconciliazione per una sincera conversione e ripresa della vita spirituale.

 

Vorrei incoraggiare anche la bella tradizione del presepio ispirata da san Francesco di Assisi, tradizione in cui fede e arte si incontrano in un connubio di bellezza e di pace.

Il tempo di Avvento che viviamo è segnato, da un lato dalla grave crisi economica e finanziaria che impone rinunce e sobrietà, dall'altro dalle aperture commerciali anche la domenica per soddisfare e incentivare i consumi.

S'impone un saggio discernimento per evitare spese esorbitanti, praticare la solidarietà e non trascurare il senso della Domenica.

Non prepareremo il Natale di Cristo se dimenticheremo i poveri, dato che Gesù è nato in una povera grotta. Non celebriamo il Natale cristiano se mettiamo fuori chi è bisognoso.

Vorrei incoraggiare ad accogliere le proposte della Caritas diocesana indirizzate in particolare all'accoglienza invernale e a rilanciare il Fondo straordinario di solidarietà per i disoccupati.

La «fede opera mediante la carità» (Gal 5,6) ed è sulle opere di carità che saremo giudicati dal Signore alla sera della nostra vita.

In questa prospettiva vorrei invitare a non trascurare quella dimensione dell'Avvento che è l'attesa vigilante e operosa della venuta gloriosa di Cristo. Essa ci viene richiamata ogniqualvolta celebriamo l'Eucaristia, quando, dopo la consacrazione, diciamo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta». È una professione di fede che ravviva la speranza cristiana. Assillati da urgenti necessità e da problemi spinosi, possiamo ritenere che non valga la pena o che sia un alibi pensare alla venuta gloriosa di Cristo per il giudizio. Ma è proprio vero?

La verità è che l'attesa vigilante e operosa di Cristo non significa l'indifferenza e il disimpegno, ma al contrario sostiene e stimola la generosità nel compiere il bene ed evitare il male, nel trafficare i talenti ricevuti, sapendo che questo impegno sarà riconosciuto e ricompensato anche se comporta il portare la croce, anche se non è riconosciuto e, anzi, riscontra opposizione ed insuccesso. Cristo che viene nella gloria ci assicura che la Croce non è stata la sconfitta ma la vittoria. Il pensiero della venuta gloriosa di Cristo sostiene, dunque, la speranza nelle prove immancabili della vita; sapendo che le sofferenze del tempo presente producono la gloria (cfr Rm 8,18) e la gioia (cfr 1Pt 1,6-8). Al contrario, quando viene meno la vera speranza, sono proposte droghe e illusioni che non sono altro che delle fughe dalla vita. L'Avvento è il tempo della speranza. La speranza tiene aperti gli occhi verso l'alto, guardando con fiducia verso l'avvenire; perché lo vede nella prospettiva di Cristo che ha inaugurato il suo Regno glorioso, al quale tendiamo; ma procede anche all'inverso: proietta nel presente la realtà del Regno di Dio. Vorrei invitarvi a tener viva la speranza, e questo lo facciamo attingendola alla preghiera, alla contemplazione, accogliendo il Signore che viene al nostro incontro per infondere luce, energia e pace nel cuore.

«Alzatevi e levate il capo» Egli ci dice (Lc 21,28). Usciamo, dunque, dal torpore spirituale e ripartiamo con fiducia.

Nell'Avvento celebriamo la Solennità dell'Immacolata. È Maria, il fiore più bello di Israele e della nostra umanità, che ha dato un volto e un cuore umano al Figlio di Dio. Facciamoci accompagnare da Lei per celebrare un Natale di speranza e di pace.

Auguro a tutti un Santo Natale che, nell'oscurità faccia brillare la luce di Cristo, che risvegli nei nostri cuori la pace e la speranza che porta in dono all'umanità il Bambino nato da Maria a Betlemme.

 

X Antonio Mattiazzo

Vescovo di Padova

 

CS 252/2011

Padova, 24 novembre 2011

 

 

 

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