cs 119/22 Riprende la causa di beatificazione di padre Bernardo Aquilino Longo

Mercoledì 7 dicembre, ore 17, Chiesa parrocchiale di Curtarolo (Pd)

Mercoledì 7 dicembre, alle ore 17, nella chiesa parrocchiale di Santa Giuliana si terrà la prima sessione dell’inchiesta diocesana suppletiva del Servo di Dio padre Bernardo Aquilino Longo, presieduta dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla.

La causa di beatificazione di padre Longo era stata avviata dalla Diocesi di Padova, su richiesta della congregazione dei Dehoniani, nel 1992. Dopo un periodo di stasi, il percorso viene ripreso ora con l’avvio di un’inchiesta suppletiva, ottenuta dal postulatore della congregazione dei Dehoniani, padre Ramón Domínguez Fraile, per ampliare l’eroicità delle virtù anche “al martirio in odio alla fede”.

Durante l’apertura dell’inchiesta diocesana suppletiva s’insedierà il tribunale che sarà composto da: mons. Antonio Oriente, delegato del vescovo; mons. Tiziano Vanzetto, promotore di giustizia (direttore dell’Ufficio diocesano delle cause dei santi), e mons. Nicola Tonello, notaio. Il tribunale avrà il compito di ascoltare numerosi testimoni e valutare gli esiti del lavoro svolto dalla commissione storica.

Durante la prima sessione ci sarà un momento di preghiera, l’insediamento con il giuramento dei componenti il tribunale, la lettura di un breve profilo del Servo di Dio, padre Bernardo Aquilino Longo e delle motivazioni che hanno portato a questa inchiesta suppletiva.

Nato a Curtarolo (Pd) il 25 agosto 1907, Bernardo Longo, frequentò per tre anni il seminario minore di Padova. Entrò poi nella congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) e fu ordinato nel 1936. Due anni dopo partì per l’Argentina, ma ben presto, con l’imminenza della guerra, prese la strada dell’Africa, e più precisamente si orientò nella zona dell’alto Zaire (ex Congo belga), che divenne la sua terra di missione. Nel 1939 fondò una missione nel piccolo villaggio di Nduye nel cuore della foresta dell’Ituri, dove visse per 26 anni, fino alla morte.

Questa missione raccoglieva tribù e gruppi etnici piuttosto dissimili: dai walesi ai pigmei, a neri arabizzati e altri protestanti. Un po’ alla volta sorsero una chiesa, una casa per i padri e per le suore che nel frattempo avevano raggiunto padre Longo, una scuola per ragazzi, una per ragazze e un dispensario e poi anche un’officina e una scuola per fabbri-meccanici. Ma la situazione politica dello Zaire era piuttosto instabile: dopo l’indipendenza (1960) il paese era caduto nell’anarchia più assoluta e la ribellione cominciava a serpeggiare. Gruppi di rivoluzionari, tra questi i simba, trascinarono il paese nel terrore. I rivoluzionari trucidarono moltissima gente, tra cui anche parecchi missionari, incluso padre Longo, che volle fino all’ultimo rimanere «tra il suo gregge».

Il 29 ottobre del 1964 padre Longo e le suore della sua missione furono, infatti, arrestati dai rivoluzionari simba che avevano occupato Mambasa da qualche mese. Processato davanti a un tribunale del popolo, padre Longo fu condannato a morte e trucidato alle porte di Mambasa il 3 novembre 1964 colpito ripetutamente al petto da una lancia. La sua salma fu sepolta nel cimitero di Mambasa da un pietoso infermiere protestante, suo amico.

Definito «missionario dal cuore generoso», padre Longo era un «vulcano di idee e di iniziative, a sostegno dell’evangelizzazione e per la promozione umana e spirituale della gente»: dalla coltivazione di banane e caffè alla lavorazione del legno, da scuole di taglio e cuciti al dispensario…

 

cs 119/2022

Padova, 6 dicembre 2022

 

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