cs 166_CANTIERI DI CARITÀ E GIUSTIZIA

«… proprio in un’occasione così significativa come la festa del patrono della città di Padova, desidero farmi promotore e lanciare un progetto che verrà presentato e illustrato pubblicamente nei dettagli entro il mese di giugno, che vorrei chiamare “Cantieri di carità e giustizia”. Si tratta di un percorso in tre tappe sul tema della povertà, che si propone di individuare possibilità ancora inedite, opportunità e percorsi concreti e lungimiranti di emancipazione. Perché per i poveri bisogna fare sempre di più e sempre meglio!».
 
Con queste parole il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, in occasione della festa di Sant’Antonio, lo scorso 13 giugno, annunciava il progetto “Cantieri di carità e giustizia”, un’iniziativa che la Diocesi di Padova realizzerà con la Fondazione Emanuela Zancan onlus e che si sviluppa in tre tappe che guardano rispettivamente al passato per recuperare e aver ben presente una tradizione di carità e solidarietà che vanta una storia di secoli; al presente nell’obiettivo di mappare l’esistente, le realtà impegnate nel sostegno e nella cura dei diversi disagi e il senso comunitario del “prendersi cura” dei diversi contesti; al futuro nell’obiettivo di sviluppare pratiche condivise “a corrispettivo sociale”, nell’intento di trovare forme di lotta alla povertà da realizzare con i poveri stessi, che ne sono “protagonisti”.
 
La PRIMA TAPPA – Fare memoria della storia: carità e giustizia a Padova – vede il coinvolgimento di tutta una serie di enti e realtà, anche non religiose, che possano evidenziare “gemme di carità” trasformate in socialità e servizio alla città. Entro il 19 luglio 2016 la Fondazione Zancan, che segue operativamente il progetto “Cantieri di carità e giustizia”, interpellerà le realtà che nella storia di Padova si sono impegnate sul fronte dei bisogni, dei poveri, della carità. Con loro si cercherà di individuare quelle che sono state le azioni di carità che si sono trasformate in risposte organizzate e funzionali ai problemi umani fondamentali; quali sono stati i punti di forza e le risorse messe in campo per affrontare i problemi, ma anche come si è testimoniata la carità e trasformata in “giustizia” con servizi, risposte e soluzioni sociali innovative rivolte a tutti; quali sono gli elementi di innovazione in questo ambito che si scorgono, quali possono essere le dinamiche di fronte alla situazione odierna e agli scenari che si aprono.
Da questo primo step si svilupperà un dossier di riferimento su esperienze, carismi, testimonianze.
 
 
Entro settembre 2016 si procederà alla SECONDA TAPPA – Capacità e talenti a servizio delle diverse povertà – con un primo incontro, il 19 settembre con le realtà che aderiranno al progetto attraverso la conferma on line sul sito www.fondazionezancan.it Con loro si costruirà una mappa delle capacità pubbliche e private, ecclesiali e civili, che permetterà di evidenziare i vuoti da colmare, le collaborazioni da migliorare per non sprecare le possibilità a disposizione.

La TERZA TAPPA – Pratiche di lotta alla povertà con i poveri – è rivolta a mettere in atto azioni – cantieri di carità e giustizia – individuando nuove formule di lotta alla povertà da realizzare insieme ai poveri, a “corrispettivo sociale”. Ciò significa affrontare i problemi con chi li vive quotidianamente e più di altri sa quanto sia difficile. Un modo di guardare alla lotta alla povertà che non si ferma all’assistenza, al sussidio, ma si domanda anche come valorizzare le potenzialità di ogni persona.
«Le diverse povertà – si legge nel progetto – chiedono pratiche coerenti con i problemi da affrontare, che superino il materialismo “del dare senza chiedere”, degli aiuti che non aiutano, che evitano l’incontro con l’altro, che non vedono nel povero una persona ma un bisognoso da assistere. Perciò anche ai poveri sarà chiesto il dono e la responsabilità di poter dare e non soltanto ricevere, per fare esperienza di salvezza condivisa. I cantieri di carità e giustizia lo proporranno, con pratiche consapevoli che “non posso aiutarti senza di te”. È un’opzione etica, una scelta di fede, un modo per dare senso profondo all’incontro tra persone e per facilitare l’incontro tra diritti e doveri. Il “non posso aiutarti senza di te” può anche trasformarsi in proposta: “quello che ricevi non è soltanto per te ma per aiutarti e per aiutare”, per facilitare soluzioni condivise a vantaggio dell’intera città nel passaggio da carità a giustizia. Nei cantieri si imparerà a svilupparle con pratiche “a corrispettivo sociale”, cioè basate sull’aiuto che aiuta, sui beni da condividere. Se lo fanno i poveri tutti possono farlo».
 
CS 166/2016
Padova, 23 giugno 2016
 

””