Manca poco più di un mese alla prossima Conferenza sul clima di Parigi (Cop 21 30 novembre – 11 dicembre 2015) e molte sono le speranze, ma anche le preoccupazioni nei confronti di un appuntamento che sarà cruciale per il futuro del pianeta. L’approvazione di un nuovo accordo internazionale autorevole ed efficace, continuativo e verificabile è una necessità indifferibile per contenere il progressivo avanzamento del cambiamento climatico con le sue pesanti conseguenze per le persone e le comunità umane (si pensi solo all’ultimo disastro in Costa Azzurra), così come per gli ecosistemi in ogni parte del mondo.
Di questo si è parlato mercoledì 7 ottobre a Palazzo Madama in Senato in occasione della presentazione del documento Cambiamento climatico: la sfida etica e politica redatto dalla Rete nazionale dei Centri per l'Etica Ambientale (CepEA) di cui la Fondazione Lanza di Padova è una dei soggetti promotori.
L’incontro organizzato dalla Rete CepEA congiuntamente con GLOBE Italia, Intergruppo parlamentare di Camera e Senato sui cambiamenti climatici, ha inteso far emergere nel dibattito politico l’importanza della questione etica nella definizione di un nuovo accordo internazionale in vista dei negoziati di Parigi. Il documento richiama infatti la politica a lasciarsi attraversare, in un contesto nuovo e problematico, da alcune grandi parole dell’etica: cura, responsabilità, equità, urgenza parole che rimandano a principi e criteri attorno a cui costruire le forme per un’azione condivisa in materia di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico.
Su questi aspetti si sono confrontati esponenti della politica, dell’impresa, delle città e della società civile riflettendo a partire da alcune criticità concrete, evidenziate nel documento, che il nostro Paese vive: dissesto del territorio, calo della produttività agricola, flussi migratori crescenti. Questioni apparentemente scollegate, ma che trovano invece il loro filo conduttore proprio nella aumentata vulnerabilità dei sistemi naturali, economici e sociali a causa della rottura degli equilibri climatici.
Un clima vivibile non è, per riprendere il documento, «un elemento accessorio per la vita civile, ma componente imprescindibile del bene comune» per questo è importante che alla Cop21 si arrivi a un accordo condiviso.
L’adozione a Parigi di un patto per il clima ha anche una forte valenza economica, perché darebbe una accelerazione ai processi di riforma dell’attuale modello di sviluppo nella direzione di un’economia circolare, che non genera rifiuti e scarti, decarbonizzata attraverso una rapida sostituzione dei combustibili fossili con fonti di energia rinnovabili, condivisa (sharing) con la progressiva sostituzione di beni con servizi.
La crisi climatico ambientale, pur con le sue problematicità e sofferenze, rappresenta una grande opportunità per ripensare l’idea stessa di progresso indirizzando l’intelligenza e la creatività umana nella costruzione di modalità di sviluppo eque e sostenibili, come ci ricorda anche papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’.
Il tempo da qui alla Conferenza nella capitale francese potrebbe essere, infine, l’occasione per una capillare e incisiva attività di informazione e sensibilizzazione su cosa sta accadendo alla casa comune e sulle opportunità che già oggi sono presenti per ridurre il nostro impatto sul clima attraverso comportamenti e stili di vita a basse emissioni. Quanti mass media sono disposti a fare la loro parte?
Matteo Mascia, coordinatore Progetto etica e politiche ambientali - Fondazione Lanza (Padova)
Padova, 8 ottobre 2015
cs 260/2015
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