MOSE’, POSSO CHIEDERTI L’AMICIZIA?

Comandamenti “di ieri e di oggi”, social network, amicizie facebook, multimedialità, ironia e il patriarca Mosè sono gli ingredienti base di uno spettacolo-rappresentazione interattivo che Guido Marangoni, ingegnere informatico e attore comico, realizzerà sul palco del teatro Esperia (via Chiesanuova 90 a Padova) sabato 24 gennaio, alle ore 16. Prenotazioni consigliate telefonando al numero 049 8714746.

Titolo quanto mai “social” della proposta è Mosè, posso chiederti l’amicizia?

 

L’iniziativa è promossa dall’Ufficio di Pastorale della Comunicazione e dall’Ufficio per l’Annuncio e la Catechesi della Diocesi di Padova ed è rivolta e dedicata in particolare ai preadolescenti, ragazzi e ragazze di seconda e terza media, invitati a dialogare con Mosè come con un amico su Facebook, con una particolare attenzione ai comandamenti.

 

L’interazione con il pubblico giovanile e non è già iniziata virtualmente sul sito dedicato alla proposta http://mose.possochiedertilamicizia.it

«Giocheremo molto sui comandamenti, e non solo con quelli della Bibbia – spiega Guido Marangoni – Invitiamo tutti a mandarci attraverso il nostro sito, i propri comandamenti. Vanno bene quelli preferiti, quelli inventati, quelli sentiti dire da altri: li useremo durante lo spettacolo. Scopriremo assieme ai ragazzi quanto sia difficile formulare comandamenti buoni».

 

L’occasione permetterà di rileggere il Decalogo attraverso un’ottica del tutto nuova e utilizzando linguaggi più simbolici, immediati ed efficaci come quelli del teatro e della multimedialità, a partire però dalla figura di Mosè che come ricorda don Giorgio Bezze, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Annuncio e la Catechesi «è fondamentale nel cammino di Iniziazione cristiana. Conoscendo Mosè si capisce il patto di amicizia che Dio stringe con il suo popolo e che non cancellerà mai. Attraverso Mosè Dio libera il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e lo accompagna lungo il cammino del deserto, proteggendolo da ogni pericolo. Conoscendo Mosè si comprende poi come ogni ragazzo, anche il più debole, sia chiamato da Dio a compiere grandi imprese. Bisogna intendere i comandamenti non come restrizioni o regole che tolgono la libertà, ma come parole per la vita, capaci di liberare da una vita malvagia che porta alla distruzione di sé stessi». 



CS 13/2015

Padova, 22 gennaio 2015

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