Riscoprire il senso del sacrificio

«Con il mercoledì delle Ceneri, il 22 febbraio, entriamo nel Tempo della Quaresima, il cui scopo è un ripensamento della nostra vita per prepararci a celebrare degnamente la Pasqua. È fortemente avvertito il bisogno di un cambiamento. Nella luce della fede si comprende che Dio stesso ci offre la grazia di un rinnovamento profondo e salutare della nostra vita. In questo tempo di grave crisi economica sono risuonati frequentemente appelli ed esortazioni ad affrontare dei sacrifici, come necessari per una ripresa. In antecedenza, nell'era del benessere e del consumismo, si poteva ascoltare chi lamentava: 'Si è perso il senso del sacrificio'. È un tema che vale la pena di meditare in questo tempo di Quaresima».

Inizia con questa riflessione l'ampio Messaggio per la Quaresima 2012, dal titolo Riscoprire il senso del sacrificio, che il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo ha scritto ai fedeli della Diocesi di Padova per la Quaresima 2012, che viene propostao integralmente sul sito diocesano all'indirizzo www.diocesipadova.it

 

Un testo articolato che entra nel significato profondo e storico del termine sacrificio, trovandone il senso sempre attuale, un'applicazione alla quotidianità, uscendo dalla sommaria concezione che legge la parola sacrificio come rinuncia o privazione, come precisa lo stesso mons. Mattiazzo: «La parola 'sacrificio' ' ricorda il vescovo ' è tipica del linguaggio religioso. Ma che cosa significa esattamente in tale contesto? E come si rapporta alla sfera profana? Generalmente si pensa di saperlo, interpretando 'sacrificio' come equivalente di 'rinuncia-privazione' di qualche bene, di qualcosa che piace. Ma è proprio così? Con questa riflessione vorrei dare una risposta a queste domande al fine di trovare il senso genuino di sacrificio, le sue motivazioni ideali e le sue applicazioni».

Ecco che il messaggio del vescovo di Padova si articola in vari passaggi a partire dall'etimologia del termine: «La parola sacrificio vuol dire letteralmente 'sacrum facere', rendere sacro qualcosa o qualcuno, offrendolo alla divinità. È da osservare che l'idea e la pratica del sacrificio si incontra nelle varie religioni, nell'Induismo, nel Buddismo Zen, nell'Islam e nelle cosiddette religioni naturali, seppure con accentuazioni e sfumature diverse. Si può dire che il sacrificio fa parte della storia dell'umanità, a cominciare da Caino e Abele (cfr. Gen 4,3-4)[']

Lo scopo del sacrificio è, essenzialmente, la comunicazione con il Sacro, con la Divinità per adorarla e ottenere i suoi benefici».

Il vescovo affronta poi un'attenta lettura del 'sacrificio' all'interno dell'Antico Testamento dove si trovano diverse tipologie - l'olocausto, il sacrificio di comunione, il sacrificio di espiazione, il sacrificio pasquale dell'agnello, il sacrificio nell'interpretazione dei profeti ' per arrivare al Vangelo e quindi al sacrificio di Cristo e dell'Eucaristia: «Il sacrificio di Cristo consiste, essenzialmente e primariamente, nell'offerta di se stesso e della sua vita in obbedienza e amore a Dio Padre e a noi per la nostra salvezza. Con l'oblazione di se stesso, Gesù opera il passaggio dal sacrificio di cose esteriori a un'oblazione di sé esistenziale, che prende il centro della vita per donarlo a Dio e ai fratelli. Il sacrificio di Cristo è il dono totale di sé, della sua persona fino alla morte, dono ispirato da un amore senza misura, che va «fino all'estremo» (Gv 13,1)».

E dall'Eucaristia e dal sacrificio di Cristo, precisa il vescovo, arrivano le indicazioni per una «interiorizzazione del senso essenziale del sacrificio, da tradursi in atteggiamenti vitali verso Dio e verso il prossimo. Viene, quindi, proposto di rendere la vita un'espressione liturgica, la liturgia della vita» che si traduce in 'sacrificio spirituale' nella preghiera, che è sacrificio di lode, e nell'esercizio della carità.

 

Ma come 'educare allo spirito del sacrificio'?

«'è possibile e importante ' sottolinea il vescovo ' recuperare il senso e il valore del sacrificio, anche se non è facile cambiare mentalità. Anche noi cristiani non sempre l'abbiamo compreso e proposto nel suo genuino significato. ['] Nella concezione secolarizzata il termine viene assunto come impegno e rinuncia a qualcosa e, persino, alla vita stessa per una 'nobile causa': la Patria, lo Stato, per ottenere uno status sociale etc. Quanto alla concezione cristiana del sacrificio, come s'è detto, essa lo ha interpretato in chiave personalistica spirituale ed etica, ma in riferimento, anzitutto, a Dio. Il sacrificio, interpretato alla luce dei profeti e di Gesù, significa, essenzialmente, l'offerta, il dono di se stessi, della propria persona a Dio e al prossimo ['] Dare il primato a Dio significa riconoscere la Sorgente della vita e dei valori, rende liberi dalla schiavitù degli idoli, che sono falsi assoluti, infonde luce di sapienza per valutare rettamente la realtà. Il senso genuino, l'ispirazione e l'anima del sacrificio è l'amore, il dono di sé che, in un mondo caratterizzato dalla menzogna, dall'egoismo, dalla violenza, comporta rinuncia e sofferenze, anche dolorose».

 

['] «È chiaro ' prosegue il messaggio ' che, se sacrificio viene inteso primariamente o solo come rinuncia-privazione, appare una proposta non percorribile. Il problema è quello di un'antropologia, esplicita o implicita, secondo cui il movente ultimo della realtà sarebbe il principio del piacere, inteso in senso riduttivo psico-fisico, avulso dalla dimensione spirituale, relazionale e comunitaria della persona. Già sant'Agostino aveva compreso che noi, nel nostro agire, siamo determinati, più che dalle idee, da quello che ci procura diletto; ma egli intendeva il diletto in senso integrale, quello, cioè, che dà un senso di realizzazione piena all'esistenza.

In realtà, quello che procura diletto è la percezione che ciò che scegliamo e facciamo, anche se faticoso, ha un senso. La crisi più grave, personale e sociale, che affligge la persona, è il vuoto interiore, l'oscuramento e lo smarrimento del senso della vita; è questa la frustrazione più deleteria che si manifesta, anche, in una malattia diffusa: la depressione. Ad essere frustrate vuote e depresse non sono le persone che si sacrificano per l'amore di Dio e per gli altri spinte da un ideale di servizio, ma quanti, pur avendo ricchezze e piaceri, non hanno uno scopo per cui vivere e donare se stessi. Il nocciolo del problema educativo sta qui. Il resto appartiene ai metodi e alla didattica».

 

Alla luce anche del percorso che la Chiesa padovana, insieme alle chiese sorelle del Triveneto, sta facendo verso il secondo convegno ecclesiale triveneto di Aquileia del 13-15 aprile prossimo, il vescovo Antonio guarda alla realtà senza sconti e alla luce delle indicazioni emerse sia dall'indagine La grande trasformazione prodotta dalla Fondazione Nord Est, sia della ricerca sulla 'rapida trasformazione' della religiosità presentata dall'Osservatorio Socio-Religioso Triveneto.

 

«La nostra società, veneta in particolare, che ha sperimentato nell'ultimo ventennio una 'grande trasformazione' in aspetti fondamentali, non solo demografici e di stili di vita ma, anche, di visione e di senso della vita, appare, oggi, piuttosto incerta e smarrita. Certamente il vivere è diventato più complesso e faticoso. La visione secolarizzata della vita si rivela insufficiente e incapace di rispondere ai desideri più profondi della persona e al senso pieno della vita. Per questo, la domanda di senso e di spiritualità è diventata una esigenza più acuta. In questa situazione, le comunità cristiane sono chiamate e sfidate a proporre e a testimoniare esperienze di 'vita nuova secondo lo Spirito', in una rinnovata evangelizzazione. La crisi economica incombente rappresenta una prova molto seria. Il governo attuale persegue l'obiettivo dell'equità. E, in verità, è necessario correggere situazioni di grave sperequazione e ingiustizie sociali, di ricchezze nascoste, di favoritismi, di evasioni fiscali. In questo caso, non si tratta tanto di 'sacrifici', quanto, piuttosto, di giustizia e di giusta riparazione. Dovrebbe essere chiaro che attività economica ed etica non sono separabili. Una questione molto seria si pone riguardo all'obiettivo della crescita. La crescita economica non dovrebbe essere disgiunta dalla crescita di autentici valori che ispirano una 'vita buona'».

 

In questo contesto «La Quaresima è il tempo propizio e di grazia, offerto da Dio, per ritrovare le sorgenti più rinnovatrici della nostra vita. È l'invito, anzitutto, a riscoprire la grandezza del Sacrificio di Cristo, che è il suo infinito amore misericordioso per noi peccatori. Il sacrificio di Cristo lo incontriamo vivo e attuale nell'Eucaristia».

Ecco allora l'invito a seguire le proposte della Quaresima di fraternità a partecipare all'Eucaristia là dove «viene assunto e offerto a Dio il lavoro» e «le offerte per i poveri, che rappresentano anch'essi il corpo di Cristo e sono da collocare nel cuore della Chiesa, custoditi e venerati con la carità».

«È un vero peccato ' conclude il vescovo ' che la Domenica, Giorno del Signore, sia ormai praticamente considerata giorno di mercato, al pari degli altri. La ritengo una scelta profondamente sbagliata, non un guadagno ma una perdita non solo per la fede cristiana ma, anche, per dare senso alla vita e all'attività umana. Ritengo, inoltre, ingiusto che si privino tante persone del loro diritto di santificare la domenica partecipando alla santa messa e godendo della gioia delle relazioni familiari. Considero contraddittorio difendere il crocifisso come oggetto ma non il Crocifisso Risorto dell'Eucaristia domenicale; la Realtà vale infinitamente più del segno».

 

L'esortazione finale del vescovo invita al «sacrificio del 'cuore contrito e umiliato' (Sal 51,19) per i nostri peccati» ['], all'ascolto della «voce di Dio che ci chiama alla conversione ['] È un richiamo alla conversione di modelli e stili di vita anche l'attuale crisi. Incoraggio, inoltre, a riscoprire il senso profondo del digiuno per liberare la nostra vita da tante cose inutili e vane che ci appesantiscono. E poi vorrei esortare a offrire a Dio il 'sacrificio della lode', della preghiera ['] La Quaresima è un cammino di fede che conduce, sulle orme di Cristo, alla Pasqua di Risurrezione. Intraprendiamola con fiducia e ne trarremo un rinnovato senso di vita e di speranza».

 

 

CS 48/2012

Padova, 21 febbraio 2012

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