Intesa e partecipatissima la celebrazione della Messa crismale del Giovedì Santo presieduta dal vescovo Antonio Mattiazzo, in Cattedrale a Padova. Celebrazione solenne in cui vengono benedetti gli oli utilizzati per i sacramenti e appuntamento in cui i presbiteri rinnovano davanti al proprio vescovo le promesse sacerdotali.
Nella sua omelia mons. Antonio Mattiazzo dopo aver ringraziato tutti i presenti si è rivolto «in particolar modo» ai «carissimi confratelli presbiteri», invitandoli a soffermarsi su alcune attenzioni nell’esercizio del ministero, ma anche nella disposizione personale.
Tre in particolare le esortazioni. La prima “Credete e amate il vostro ministero” in cui il vescovo ha invitato i presbiteri a «Coltivate la fede viva e la profonda gratitudine al Signore per la grazia ricevuta […] È di grande importanza, nella complessità e frammentazione culturale in cui viviamo, custodire con cura il senso della propria identità, senza la quale ci disperdiamo e diluiamo in un ruolo indistinto, correndo il rischio di girare a vuoto. Solo quando si possiede un’identità robusta si può entrare in relazione con la diversità, operare nuove sintesi e affrontare il nuovo senza perdere il proprio centro personale».
Mons. Mattiazzo ha quindi sottolineato come «non si è presbiteri da soli, ma in comunione con il presbiterio e con il vescovo. Questa consapevolezza comporta atteggiamenti di condivisione fraterna della vita e del ministero, delle gioie e delle fatiche della missione, la disponibilità ad assumere volentieri degli incarichi da svolgere. Essere e operare insieme offre un’importante testimonianza, è un grande aiuto, mentre la solitudine è un rischio».
Ma il vescovo ha anche rilevato che i presbiteri non possono «ignorare o trascurare» di essere «rappresentanti di Cristo nella Chiesa per il mondo […] Occorre penetrare nel mistero della croce per comprendere la natura e il senso di questo dramma e non cedere alla stoltezza e alla sfiducia, ma essere pieni di saggezza, di fortezza e di speranza e trovare anche la pace».
Il secondo invito è stato Custodite e amate l’Eucaristia.
«C’è una relazione misteriosa tra l’Eucaristia e il prete: il prete nasce dall’Eucaristia e l’Eucaristia a sua volta nasce dal prete. Nell’Eucaristia incontriamo il Cristo Vivente, il suo sconfinato amore e tutta la sua opera di salvezza. Il primo atto che abbiamo compiuto diventando preti è stato quello di concelebrare l’Eucaristia presieduta dal vescovo insieme con i confratelli per il popolo. Nel consegnarci le offerte per il sacrificio eucaristico, il vescovo ci rivolse un’esortazione, la cui parole dovremmo sempre custodire nella mente e nel cuore: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebri, conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore”».
La terza esortazione ha invitato a essere Ministri dello Spirito, non della lettera. «Ciò che più conta – ha sottolineato il vescovo– e a cui dobbiamo sempre cercare di tendere è che il nostro ministero sia un ministero non della lettera ma dello Spirito; che non scadiamo a funzionari, ma siamo autentici pastori, rappresentanti del Buon Pastore, disponibili a dare la vita per il gregge, ispirati dall’amore. Questo comporta che diamo la giusta priorità alla vita spirituale e alla formazione permanente. Se non abbiamo cura di noi stessi, non provvederemo neppure alla cura necessaria del gregge».
Infine, quasi a “consegna” il vescovo ha sollecitato i presbiteri a proseguire su due piste fondamentali scelte dalla Chiesa di Padova in questi anni: «la sinodalità e l’iniziazione cristiana. Sinodalità: non da soli, ma insieme, preti-laici-consacrati, promuovendo i consigli di comunione e la corresponsabilità. L’iniziazione cristiana: è una scelta rispondente alle esigenze del tempo che richiede una rinnovata evangelizzazione e, insieme, è scelta innovativa, audace ma ricca di speranza. Comprendetela, sostenetela, guidatela».
E a concluso: «Da parte mia, “vi affido a Dio” (At 20,32) e mi affido alla vostra benevolenza e alla vostra preghiera».
E ora vi affido a Dio… è anche il titolo del volume, fresco di stampa, che il vescovo Antonio ha scritto e ha voluto regalare al termine della Messa Crismale ai presbiteri della Chiesa di Padova, «come segno di affetto, riconoscenza e gratitudine».
Box sul libro
E ora vi affido a Dio… Il testamento apostolico di Paolo ai presbiteri d’oggi è il titolo del volume scritto dal vescovo mons. Antonio Mattiazzo e pubblicato in questi giorni. Edito dalla Gregoriana Libreria Editrice e stampato dalla tipografia Imprimenda di Limena, il testo affronta attraverso lo stile della meditazione un brano particolarmente significativo degli Atti degli Apostoli – il discorso di Paolo ai presbiteri di Efeso (At 20,18-36) – comunemente noto come “discorso di Mileto”. In questo passo l’apostolo si rivolge «a coloro che svolgono nella Chiesa un ministero specifico, di natura istituzionale: i “presbiteri” o “episcopi”, ossia i capi che presiedono alla vita della comunità cristiana».
«Il discorso – si legge nell’introduzione – presenta il profilo del “discorso di addio”, un genere letterario di cui abbiamo diversi esempi nella Bibbia e, per questa sua tipicità come per il suo contenuto, viene considerato come il testamento pastorale del grande fondatore di Chiese. In questo testo san Luca delinea, anzitutto, i tratti caratteristici della personalità e del ministero dell'Apostolo giunto ormai alla conclusione della sua “corsa” e del “servizio” affidatogli dal Signore Gesù (At 20,18-27); mentre la seconda parte (At 20,28-36) è di tipo piuttosto parenetico».
Di questo brano l’autore propone un’«attualizzazione in chiave spirituale-pastorale» in quanto «La Parola di Dio è come il seme. Coltivato con la preghiera e la meditazione, esso cresce e si sviluppa: “scriptura crescit cum orante” ha scritto san Gregorio Magno». E invita a «mettere il discorso in relazione e in confronto con la vita e la missione odierna dei presbiteri, leggerlo con uno sguardo di attenzione al contesto ecclesiale e socio-culturale contemporaneo. In questo modo la Parola di Dio diventa “viva ed efficace” (Eb 4,12) e parla oggi rivelandoci un messaggio attuale e penetrante».
Il volume si sviluppa in dodici capitoli (più introduzione e pensiero conclusivo), articolati in 51 sottocapitoli, ed è corredato da una ricca bibliografia e da un’attenta documentazione delle citazioni bibliche e dei documenti della Chiesa.
Antonio Mattiazzo, E ora vi affido a Dio… Il testamento apostolico di Paolo ai presbiteri d’oggi, Libreria Gregoriana Editrice, 2015, pp. 416, € 22,50.
CS 103/2015
Padova, 2 aprile 2015
Nella sua omelia mons. Antonio Mattiazzo dopo aver ringraziato tutti i presenti si è rivolto «in particolar modo» ai «carissimi confratelli presbiteri», invitandoli a soffermarsi su alcune attenzioni nell’esercizio del ministero, ma anche nella disposizione personale.
Tre in particolare le esortazioni. La prima “Credete e amate il vostro ministero” in cui il vescovo ha invitato i presbiteri a «Coltivate la fede viva e la profonda gratitudine al Signore per la grazia ricevuta […] È di grande importanza, nella complessità e frammentazione culturale in cui viviamo, custodire con cura il senso della propria identità, senza la quale ci disperdiamo e diluiamo in un ruolo indistinto, correndo il rischio di girare a vuoto. Solo quando si possiede un’identità robusta si può entrare in relazione con la diversità, operare nuove sintesi e affrontare il nuovo senza perdere il proprio centro personale».
Mons. Mattiazzo ha quindi sottolineato come «non si è presbiteri da soli, ma in comunione con il presbiterio e con il vescovo. Questa consapevolezza comporta atteggiamenti di condivisione fraterna della vita e del ministero, delle gioie e delle fatiche della missione, la disponibilità ad assumere volentieri degli incarichi da svolgere. Essere e operare insieme offre un’importante testimonianza, è un grande aiuto, mentre la solitudine è un rischio».
Ma il vescovo ha anche rilevato che i presbiteri non possono «ignorare o trascurare» di essere «rappresentanti di Cristo nella Chiesa per il mondo […] Occorre penetrare nel mistero della croce per comprendere la natura e il senso di questo dramma e non cedere alla stoltezza e alla sfiducia, ma essere pieni di saggezza, di fortezza e di speranza e trovare anche la pace».
Il secondo invito è stato Custodite e amate l’Eucaristia.
«C’è una relazione misteriosa tra l’Eucaristia e il prete: il prete nasce dall’Eucaristia e l’Eucaristia a sua volta nasce dal prete. Nell’Eucaristia incontriamo il Cristo Vivente, il suo sconfinato amore e tutta la sua opera di salvezza. Il primo atto che abbiamo compiuto diventando preti è stato quello di concelebrare l’Eucaristia presieduta dal vescovo insieme con i confratelli per il popolo. Nel consegnarci le offerte per il sacrificio eucaristico, il vescovo ci rivolse un’esortazione, la cui parole dovremmo sempre custodire nella mente e nel cuore: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebri, conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore”».
La terza esortazione ha invitato a essere Ministri dello Spirito, non della lettera. «Ciò che più conta – ha sottolineato il vescovo– e a cui dobbiamo sempre cercare di tendere è che il nostro ministero sia un ministero non della lettera ma dello Spirito; che non scadiamo a funzionari, ma siamo autentici pastori, rappresentanti del Buon Pastore, disponibili a dare la vita per il gregge, ispirati dall’amore. Questo comporta che diamo la giusta priorità alla vita spirituale e alla formazione permanente. Se non abbiamo cura di noi stessi, non provvederemo neppure alla cura necessaria del gregge».
Infine, quasi a “consegna” il vescovo ha sollecitato i presbiteri a proseguire su due piste fondamentali scelte dalla Chiesa di Padova in questi anni: «la sinodalità e l’iniziazione cristiana. Sinodalità: non da soli, ma insieme, preti-laici-consacrati, promuovendo i consigli di comunione e la corresponsabilità. L’iniziazione cristiana: è una scelta rispondente alle esigenze del tempo che richiede una rinnovata evangelizzazione e, insieme, è scelta innovativa, audace ma ricca di speranza. Comprendetela, sostenetela, guidatela».
E a concluso: «Da parte mia, “vi affido a Dio” (At 20,32) e mi affido alla vostra benevolenza e alla vostra preghiera».
E ora vi affido a Dio… è anche il titolo del volume, fresco di stampa, che il vescovo Antonio ha scritto e ha voluto regalare al termine della Messa Crismale ai presbiteri della Chiesa di Padova, «come segno di affetto, riconoscenza e gratitudine».
Box sul libro
E ora vi affido a Dio… Il testamento apostolico di Paolo ai presbiteri d’oggi è il titolo del volume scritto dal vescovo mons. Antonio Mattiazzo e pubblicato in questi giorni. Edito dalla Gregoriana Libreria Editrice e stampato dalla tipografia Imprimenda di Limena, il testo affronta attraverso lo stile della meditazione un brano particolarmente significativo degli Atti degli Apostoli – il discorso di Paolo ai presbiteri di Efeso (At 20,18-36) – comunemente noto come “discorso di Mileto”. In questo passo l’apostolo si rivolge «a coloro che svolgono nella Chiesa un ministero specifico, di natura istituzionale: i “presbiteri” o “episcopi”, ossia i capi che presiedono alla vita della comunità cristiana».
«Il discorso – si legge nell’introduzione – presenta il profilo del “discorso di addio”, un genere letterario di cui abbiamo diversi esempi nella Bibbia e, per questa sua tipicità come per il suo contenuto, viene considerato come il testamento pastorale del grande fondatore di Chiese. In questo testo san Luca delinea, anzitutto, i tratti caratteristici della personalità e del ministero dell'Apostolo giunto ormai alla conclusione della sua “corsa” e del “servizio” affidatogli dal Signore Gesù (At 20,18-27); mentre la seconda parte (At 20,28-36) è di tipo piuttosto parenetico».
Di questo brano l’autore propone un’«attualizzazione in chiave spirituale-pastorale» in quanto «La Parola di Dio è come il seme. Coltivato con la preghiera e la meditazione, esso cresce e si sviluppa: “scriptura crescit cum orante” ha scritto san Gregorio Magno». E invita a «mettere il discorso in relazione e in confronto con la vita e la missione odierna dei presbiteri, leggerlo con uno sguardo di attenzione al contesto ecclesiale e socio-culturale contemporaneo. In questo modo la Parola di Dio diventa “viva ed efficace” (Eb 4,12) e parla oggi rivelandoci un messaggio attuale e penetrante».
Il volume si sviluppa in dodici capitoli (più introduzione e pensiero conclusivo), articolati in 51 sottocapitoli, ed è corredato da una ricca bibliografia e da un’attenta documentazione delle citazioni bibliche e dei documenti della Chiesa.
Antonio Mattiazzo, E ora vi affido a Dio… Il testamento apostolico di Paolo ai presbiteri d’oggi, Libreria Gregoriana Editrice, 2015, pp. 416, € 22,50.
CS 103/2015
Padova, 2 aprile 2015
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