Messaggio del vescovo per Sant’Antonio

Come da tradizione il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, in occasione della festa di Sant'Antonio patrono della città di Padova (13 giugno), rivolge un messaggio alla cittadinanza che quest'anno è particolarmente dedicato ai giovani, come sottolinea fin dall'inizio l'arcivescovo: «Il messaggio che tradizionalmente rivolgo alla città per la festa di Sant'Antonio, quest'anno desidero dedicarlo ai giovani. Vi sono varie e importanti motivazioni per focalizzare la nostra attenzione sulle generazioni emergenti. Basti pensare al tema nevralgico dell'educazione, sul quale le comunità cristiane, su proposta dei vescovi, sono invitate a riflettere».

Di seguito il testo integrale del messaggio che sarà disponibile anche sul sito della diocesi di Padova, all'indirizzo www.diocesipadova.it

 

 

IL TESTO DEL MESSAGGIO DEL VESCOVO ANTONIO

 

Messaggio alla città per Sant'Antonio

13 giugno 2011

 

Il messaggio che tradizionalmente rivolgo alla città per la festa di Sant'Antonio, quest'anno desidero dedicarlo ai giovani. Vi sono varie e importanti motivazioni per focalizzare la nostra attenzione sulle generazioni emergenti. Basti pensare al tema nevralgico dell'educazione, sul quale le comunità cristiane, su proposta dei vescovi, sono invitate a riflettere.

 

Giovane puro ed entusiasta

Guardiamo anzitutto a sant'Antonio. Naturalmente anch'egli ha vissuto l'età bella, inquieta, determinante dell'adolescenza e della giovinezza. Dai dati biografici che ci è dato di conoscere, apprendiamo che trascorse una fanciullezza serena, ricevendo la formazione culturale e religiosa propria del suo tempo e ambiente di vita. Un'interessante informazione ci viene fornita da una fonte biografica  in merito all'età dell'adolescenza (cf. Vita prima, detta Assidua, 3, 1-2). Vi si legge che egli sentì lo stimolo delle pulsioni tipiche di quest'età, ma seppe vincere 'la fragile condizione umana' e la seduzione del piacere dei sensi. Nella giovinezza avvertì fortemente la chiamata interiore a dedicare totalmente la propria vita a Cristo e alla missione evangelica, desiderando perfino il martirio, e vi rispose con generosità.

Nel giovane Antonio si manifesta un tratto caratteristico della giovinezza: il fascino di grandi ideali e la capacità di elevati slanci spirituali. L'autentico educatore sa interpretarli, sostenerli e accompagnarli a maturazione. È un peccato, invece, tarpare le ali, frustrare le più nobili aspirazioni, rinunciare a proporre ideali e stili di vita improntati alla dignità umana e alla vocazione cristiana.

 

Luci ed ombre della realtà giovanile

Se osserviamo la nostra situazione attuale, possiamo rilevare che i giovani in generale, presentano il riflesso, nel bene e nel male, delle qualità come della complessa transizione della società. Essi hanno accesso ad una cultura e informazione più ampie, godono per lo più di una certa agiatezza, hanno un forte senso della loro autonomia individuale.

Da un lato, vedono esempi di persone virtuose, oneste, laboriose, generose. Così abbiamo adolescenti e giovani che, grazie all'esempio e all'impegno dei genitori e di saggi educatori, hanno fatto scelte di vita cristiana coraggiosa e controcorrente. Pensiamo ai tanti giovani di AC, agli Scout, ai molti giovani presenti nelle aggregazioni, nei movimenti ecclesiali, nelle iniziative di evangelizzazione ed anche ai giovani che hanno fatto la scelta della sequela radicale di Gesù Cristo.

Accanto a questi vediamo giovani che guardano al futuro con incertezza, vivono non di rado una condizione di profondo disagio interiore in famiglie disgregate, sono caduti vittime di dipendenze degradanti, presentano personalità fragili, perfino a rischio anche di suicidio, come appare dall'aumento drammatico di questo male. L'autonomia, senza un riferimento trascendente a Dio e la consapevolezza di appartenere ad un contesto più ampio di valori, di identità, di ancoraggi comuni, diventa solitudine, chiusura narcisistica, oppure omologazione al gruppo. La libertà, in una cultura edonistica-consumistica, può diventare sfrenatezza degli istinti oppure, rimosso il riferimento a Dio e alle esigenze dello spirito, un voler sperimentare tutto, senza mai decidere nulla di valido, perché tutto è divenuto provvisorio e mutevole.

Questa situazione, più che indurre a colpevolizzare le nuove generazioni, dovrebbe far riflettere gli adulti e chi ha compiti educativi e sociali sulle proprie responsabilità nei riguardi dei giovani. Essi richiedono testimonianza di vita e guide sicure per la vita presente e il loro avvenire. Non basta il benessere materiale; occorrono ancoraggi solidi di vita spirituale e motivazioni di fede e di speranza per dare senso alla vita e affrontare le invitabili prove dell'esistenza. Adolescenti e giovani sono aperti e sensibili a chi sa loro proporre mete di valore. È triste, invece, vedere che si propongono ed anche incoraggiano modelli e stili di comportamento degradanti, illusori e vuoti di senso. Questo tipo di proposte malsane risulta difficile da eliminare tanto più quando rappresenta una notevole fonte di guadagni materiali per molti adulti senza coscienza, che illudono adolescenti fragili e senza guida a seguire mode e programmi di vita che inducono al successo apparente, alla trasgressione, alle notti da trascorrere nei pub e discoteche. Sono proposte di libertà e autonomia solo apparenti, perché di fatto rendono dipendenti da mode sociali astutamente preconfezionate che alimentano un cospicuo giro di affari. Una delle gravi conseguenze è che la vita dello spirito si atrofizza e subentra un immenso vuoto interiore, da cui invano si cerca di evadere; la gioia del cuore svanisce.

Le autorità politiche sono poste davanti a sfide e responsabilità nuove nei riguardi dei giovani. La scienza e l'arte della politica dovrebbero saper pensare e promuovere una società giusta e buona, che renda meno incerto il futuro per i giovani e questo comporta di non essere subordinata agli interessi economici (dei più forti) e al soddisfacimento dei soli bisogni materiali, trascurando le esigenze spirituali e il bene comune.

Nel fondo, molti avvertono una crisi di civiltà dell'Occidente, in cui la cultura secolarizzata ampiamente diffusa si dimostra chiusa nell'immanenza della vita finendo per fare del mondo una gabbia senza uscita, incapace di rispondere alle più profonde e insopprimibili esigenze dello spirito, alla sete di Dio, di amore, di giustizia, di pace, di speranza affidabile oltre il male e la morte. Questa visione secolarizzata, atea o agnostica della vita, si dimostra, inoltre, ambigua o imbarazzata ad affrontare il grave problema del male e della morte: o lo occulta nella sua causa profonda oppure ne fa una sovraesposizione pubblica; ma senza una vera soluzione, lasciando un'impressione di deprimente pessimismo. È dinanzi a questo quadro, composto di luci e di ombre, che si è parlato di crisi e persino di emergenza educativa, ed i vescovi italiani hanno deciso di dedicare un decennio (2010-2020) ad 'educare alla vita buona del Vangelo' (cf. Orientamenti pastorali dell'episcopato italiano).

 

Affrontare le sfide educative con lucidità e fiducia, sviluppando le scelte positive

Mi pare, anzitutto, necessario che non ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà e dalle situazioni di emergenza educativa, ma che sappiamo affrontare la realtà e le sfide attuali con il discernimento della fede e la fiducia che ci viene dalla potenza dell'amore di Dio, che non abbandona mai l'uomo, e dalla perenne novità e bellezza della proposta cristiana.

Con questa chiarezza e fiducia, sosteniamo e incoraggiamo le esperienze positive in atto e allarghiamo il campo delle iniziative, confidando nell'apertura di adolescenti e giovani a proposte di fede e di spiritualità che danno un senso alto e grande alla vita, allenandoli ad affrontare prove e difficoltà. In questa prospettiva, è di somma importanza, nella situazione attuale, rafforzare e rilanciare il ruolo delle associazioni che propongono cammini di formazione agli adolescenti e giovani - come quelle che ho menzionato. Invito e incoraggio i genitori ad orientare i loro figli a fare queste scelte. Ma ci dev'essere anche un serio impegno da parte delle parrocchie e comunità, e dei responsabili delle associazioni ad accompagnare adolescenti e giovani ad esperienze robuste. Essi sanno rispondere con generosità. Lo abbiamo costatato a proposito della Scuola di preghiera che propone mensilmente il seminario.

Ho visto con soddisfazione e benedetto i giovani, numerosi, che nella notte tra il 28 e 29 maggio hanno compiuto il pellegrinaggio a piedi da Camposampiero al Santo di Padova.

Nell'agosto prossimo (16-21 agosto) si terrà a Madrid la Giornata mondiale della gioventù (GMG). Molti si sono già iscritti e si stanno preparando. È un'esperienza di grande valore. Cerchiamo di proporla, incoraggiando i giovani delle nostre comunità a parteciparvi per vivere questo evento importante insieme con giovani di altre nazioni intorno al papa Benedetto XVI.

Sono riconoscente per il prezioso servizio che a riguardo sta facendo il Coordinamento diocesano di Pastorale giovanile. Invito a fare riferimento ad esso per questa e altre significative iniziative di Pastorale giovanile.

In questo periodo estivo le parrocchie sono impegnate a proporre i Grest ed i Campiscuola. La Pastorale cittadina ha opportunamente curato dei cammini di formazione per circa 700 animatori dei Grest. Invito i genitori a profittare di questa bella esperienza proposta ai loro figli, mentre incoraggio i giovani animatori a farne una palestra di testimonianza di vita e di impegno educativo. Un'esperienza, che ritengo molto positiva e benefica per i giovani, e che raccomando vivamente è quella delle 'fraternità giovanili'. Incoraggio iniziative come questa insieme a quelle di ritiri ed esercizi spirituali, in cui si condividono esperienze di spiritualità protratte nel tempo e che aiutano a trovare il senso autentico della vita.

A Padova, città universitaria, molti giovani sono impegnati nello studio, alle prese con esami, sognando il loro futuro. È importante che l'impegno e la fatica dello studio siano sostenuti da profonde motivazioni. Vorrei ringraziare i numerosi collegi universitari che propongono agli studenti cammini di un autentico umanesimo cristiano, che sa unire fede, scienza e vita. Ricordiamo l'esempio di sant'Antonio, che è stato uno studioso assiduo, uno scrutatore contemplativo della Sapienza eterna ed incarnata.

Non possiamo dimenticare gli adolescenti e giovani che versano in situazioni assai complesse e difficili in famiglia o ai margini della società.

Oltre ai servizi sociali e a varie iniziative di assistenza, vorrei attirare l'attenzione sulle aggregazioni e opere i cui membri, animati da profonda ispirazione cristiana, svolgono il compito del Buon Samaritano per avvicinare e offrire cura e sostegno a chi è finito nella marginalità o caduto preda dei briganti del nostro tempo. Meritano tutta la nostra riconoscenza ed il nostro fattivo sostegno.

 

Nella Festa di sant'Antonio rivolgiamoci con fiducia a questo santo nostro patrono. Egli che ha amato tanto la nostra città e si è prodigato per annunciare il Vangelo di pace, di fraternità, di solidarietà, continua ad essere nostro intercessore presso Dio nel cielo e non ci farà mancare il suo aiuto.

A Lui affidiamo la convivenza e le sorti della nostra città.

 

X Antonio Mattiazzo

Vescovo di Padova

 

 

CS 158/2011

Padova, 9 giugno 2011

 

 

 

 

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