In riferimento all'articolo apparso martedì 17 gennaio 2012 a pagina 2 del Corriere del Veneto, edizione di Padova e Rovigo, a firma di Davide D'Attino, dal titolo: La Curia raddoppia l'affitto, chiude il bar Antenore, l'Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero di Padova, proprietario dell'immobile, tramite il suo legale, avv. Lorenzo Pilon, chiede un'adeguata rettifica dell'informazione contenuta nell'articolo e nel titolo.
In particolare si sottolinea l'errata ricostruzione e la mancata verifica dei fatti e si precisa quanto segue:
a) l'immobile occupato da Bar Antenore non è di proprietà della Curia Vescovile ma dell'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Padova (ISDC);
b) l'ente proprietario non ha mai avuto alcuna relazione giuridica e contrattuale con i fratelli Andrea e Fiorenzo Capuzzo. L'immobile, infatti, era locato alla società Veneta Servizi Srl che a sua volta ha affittato la propria azienda ai fratelli Capuzzo; contratto quest'ultimo dal quale è del tutto estraneo l'ente proprietario;
c) l'immobile è stato liberato in forza di sentenza n. 1358/11 emessa dal Tribunale di Padova il 9 giugno 2011, depositata in Cancelleria il 24 ottobre 2011, a mezzo della quale è stato convalidato lo sfratto per morosità intimato dal locatore al conduttore ancora il 3 luglio 2008.
Pertanto la restituzione dei locali alla proprietà non è frutto di una «decisione improvvisa», ma di una sentenza del tribunale che ha convalidato lo sfratto per morosità, né riconducibile alla pretesa «di raddoppiare il canone mensile» come affermato nell'articolo.
Si chiede pertanto adeguata rettifica in nome della verità dei fatti e nel rispetto delle parti interessate, oltre che del pubblico dei lettori.